lunedì 21 maggio 2012

COMUNICATO STAMPA #14

Un importante convegno all'Università di Salerno. Martedì 22 maggio alle 9.30

“Petrolio e territorio: il futuro del Vallo di Diano sull'esperienza della Basilicata”
È il titolo dell'importante convegno aperto al pubblico cui il comitato “No al Petrolio” nel Vallo di Diano prenderà parte martedì 22 maggio prossimo presso la facoltà di Ingegneria dell'Università di Salerno.

A partire dalle 9.30 nell'aula delle lauree di Ingegneria, un nuovo momento di confronto è stato organizzato da questo comitato insieme alle associazioni studentesche Agorà, Alf, Futura, Panta Rei, PiKuadro Kollettivo Ingegneria, Run, Unifriends e Sui Generis.

Il punto di partenza sarà l'esperienza dell'estrazione petrolifera su terra ferma che avviene da oltre 3 lustri in Basilicata. Nella regione i cui pozzi petroliferi distano, in alcuni casi, poche centinaia di metri al di là del confine campano, l'estrazione petrolifera è un'esperienza matura che ha dispiegato tutti i suoi effetti – diretti e collaterali – su un territorio in tutto e per tutto simile al Vallo di Diano. Simili dunque sono le problematiche ambientali, antropiche, geomorfologiche e sismiche che porta con se l'operazione “Monte Cavallo”.

Di queste problematiche discuteranno tecnici e scienziati di indiscussa competenza. Moderati da Tiziana Medici, dopo i saluti del rettore Raimondo Pasquino, interverranno Davide Bubbico, docente di Sociologia Economica presso l'UniSa, Vincenzo La Penna, direttore del Cnr Basilicata, Michele Somma,
Segretario Regionale Comunità Lucana. Ed ancora: Maria Rita D'Orsogna, docente di Fisica presso la California State University of Northridge, Vincenzo Belgiorno, docente di Ingegneria presso l'UniSa, Franco Ortolani, docente di Geologia presso l'UniNa Federico II, Giuseppe Sorrentino, presidente di FederConsumatori Salerno, e Gianluca De Martino, presidente di Legambiente “L'Orizzonte” Salerno.




mercoledì 16 maggio 2012

Convegno "PETROLIO & TERRITORIO: il futuro del Vallo di Diano sull'esperienza della Basilicata"


 

Il Comitato No petrolio nel Vallo di Diano e le Associazioni Studentesche – Agorà, Alf, Futura, Panta Rei, PiKuadro Kollettivo Ingegneria, Run, Unifriends, Associazione Universitaria Sui GeneriS - dell’Università degli Studi di Salerno, sono lieti di invitare la S.V. al convegno “Petrolio e territorio: il futuro del Vallo di Diano sull’esperienza della Basilicata” che si terrà il giorno 22 Maggio 2012 dalle ore 9.30 alle ore 13.30, presso l’Aula delle Lauree di Ingegneria dell’Accademia Ippocratica.

Nel corso del convegno i relatori avranno modo di evidenziare, attraverso le vicende del Vallo di Diano, della Basilicata ed altri luoghi del territorio italiano, le contraddizioni locali riguardo all'istanza di permesso di ricerca petrolifera in terraferma nell’area "Monte Cavallo".

La procedura di estrazione contrasta la conformazione idrogeologica del territorio, ad elevato rischio sismico, e si interpone ad un potenziale sviluppo ecosostenibile, condotto attraverso la gestione locale delle risorse agroalimentari, di cui il territorio è ricco. Si farà particolare riferimento alla situazione che, ormai da più di 15 anni, grava sul territorio della Val d'Agri e della Basilicata tutta.

L'obiettivo che il convegno porta con sé mira a fornire agli uditori una adeguata conoscenza scientifica dei rischi ambientali e sociali che l'estrazione petrolifera inevitabilmente induce e propone una riflessione sensibile e critica circa le contraddizioni di fondo che sussistono nel Bel Paese.

>>> PROGRAMMA <<<

Intervengono

DAVIDE BUBBICO
Docente di Sociologia Economica presso Università degli Studi di Salerno

VINCENZO LAPENNA
Direttore d'Istituto presso CNR-IMAA Basilicata

MICHELE SOMMA
Segretario Regionale Comunità Lucana

MARIA RITA D’ORSOGNA
Docente di Fisica presso California State University at Northridge

VINCENZO BELGIORNO
Docente di Ingegneria Ambientale presso Università degli Studi di Salerno

FRANCO ORTOLANI
Docente di Geologia presso Università Federico II di Napoli

GIUSEPPE SORRENTINO
Presidente FederConsumatori Salerno

GIANLUCA DE MARTINO
Presidente Legambiente “Orizzonti” Salerno

Modera

TIZIANA MEDICI
Dottoressa in Storia e Filosofia


Vi aspettiamo numerosi! :)
 
Vedi l'evento su Facebook, clicca qui! 

 

sabato 14 aprile 2012

COMUNICATO STAMPA #12

Il comitato consegna oltre 10mila firme contro il petrolio in Regione Campania!!!


10.386 firme contro il petrolio sono state consegnate ieri mattina (giovedì 12 aprile) in Regione Campania dal comitato “No petrolio nel Vallo di Diano”. Un altro migliaio sono giunte “fuori tempo massimo” nella stessa giornata di ieri.

È questo il prodigioso risultato conseguito dagli attivisti che si oppongono al piano di trivellazioni di Shell Italia per la ricerca di petrolio nel posto probabilmente più sbagliato al mondo. Una richiesta di ricerca che il colosso dell'estrazione di idrocarburi ha avuto il coraggio di formulare su 212 chilometri quadrati! Al loro interno, per la quasi totalità, aree ricadenti nel Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni. Zone ad alto valore ambientale protette dall'Unione Europea coi marchi Zps (Zona a protezione speciale) e Sic (Sito di interesse comunitario). Ed ancora: montagne e valli contrassegnate dal massimo rischio sismico e ricche di risorse idriche rese possibili dal fenomeno del carsismo che ha generato le grotte dell'Angelo a Pertosa e quelle di Morigerati!

A questo scempio i Valdianesi hanno detto NO. Oltre 11mila persone si sono spontaneamente ribellate e c'hanno messo la faccia e la firma. Non semplici ed inflazionate petizioni online. No. 11Mila firme corredate da documento di identità poste nero su bianco e da ieri al vaglio dell'ente Regione di palazzo Santa Lucia a Napoli.

Questo straordinario ed inedito risultato è stato reso possibile da diversi fattori, tutti convergenti. La politica, che ha voluto tenere la barra dritta sull'orientamento dato al territorio, incompatibile con la devastante industria petrolifera. L'attivismo di questo comitato che, al contrario del fantomatico comitato per il sì, non ha smesso di argomentare, studiare, spiegare, divulgare. Ma soprattutto la consapevolezza della gente del Vallo di Diano che non ha creduto al bluff del petrolio anche “grazie” all'angosciante esempio di impoverimento di un territorio esistente dalla vicina Val D'Agri.

Un grazie va a tutte queste persone. E consentiteci di fare una menzione particolare ai tanti universitari sparsi per l'Italia che hanno portato migliaia di firme di Valdianesi raccolte nelle sedi universitarie di Roma, Salerno, Napoli ed altre città dello Stivale. Sono loro la principale delle risorse su cui un territorio ricco di possibilità deve puntare per uno sviluppo ecosostenibile e duraturo nel tempo.

venerdì 6 aprile 2012

COMUNICATO STAMPA #11

Coordinamento istituzionale e sollecitazione ai comuni lucani contro le trivellazioni


Negli ultimi due giorni il comitato per il “NO al petrolio nel Vallo di Diano” ha continuato la sua azione sui due territori interessati dall'istanza “Monte Cavallo”. Dapprima a Padula, presso la sede della Comunità montana Vallo di Diano, per un incontro tra le diverse forze che si oppongono alle velleità estrattive della Shell. Poi a Tramutola, tra i quattro comuni del versante lucano il meno chiaro nel prendere posizione.

A Padula martedì mattina insieme alla Comunità montana Vallo di Diano, al comitato “Zero trivellazioni Monte Cavallo”, all'associazione di consorzi di imprese valdianesi Italicus, ed al dirigente Cea abbiamo dato vita all'incontro “Dalla protesta alle proposte”.

L'idea è quella di dare un'impronta di sviluppo ecocompatibile ed innovativo al nostro territorio che, con tutte le sue forze politiche, economiche e sociali vuole dire no ad un modello di sviluppo vecchio, inquinante ed incompatibile con gli equilibri anche economici raggiunti.

Per perseguire questo ambizioso ma realistico fine è nato un gruppo di lavoro, aperto ai cittadini, per lo studio e l'implementazione di alternative di sviluppo che saranno confrontate per la scelta di quali più idonee all'attuazione sul territorio. Inoltre è previsto un incontro con europarlamentari per discutere sulla Politica Agricola Comune (Pac) e le opportunità che ne derivano. Infine un passaggio obbligato sul monitoraggio ambientale proposto dalla Cm Valdiano: sollecitiamo le risposte dei sindaci alle sollecitazioni dell'ente montano entro il 6 aprile.

Ieri (mercoledì) sera siamo poi stati a Tramutola. Il nostro sentimento è di forte delusione difronte all'atteggiamento del sindaco che si è rifiutato di deliberare contro l'istanza Shell. Al contrario di quanto fatto da tutti i suoi colleghi lucani e valdianesi accomunati dall'operazione “Monte Cavallo”. A nostro avviso l'atteggiamento pilatesco del sindaco di Tramutola è doppiamente pericoloso. Da un lato lascia aperta la questione silenzio-assenso. Dall'altro incrina il fronte compatto dei sindaci e dei rispettivi territori.

A Tramutola il sindaco ha detto che dato che il comune ricade in zona parco non sarà possibile trivellare... ma noi vogliamo ricordare che già in passato sono stati modificati i confini del parco per consentire le trivellazioni e che a soli 100 metri da Tramutola ci sono i pozzi in funzione. Chiediamo di chiudere la porta senza lasciare spazi all'interpretazione! Partendo da un no secco e inequivocabile anche solo al già pericoloso ed inquinante sondaggio esplorativo!

giovedì 29 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA #10

“Non solo non abbocchiamo all'amo del petrolio come strumento di sviluppo in fase di crisi ma diciamo fermamente no alle estrazioni”! Ci piace iniziare così questo comunicato con cui proponiamo la chiara opposizione di gran parte degli imprenditori del Vallo di Diano alle trivellazioni. Riuniti nel consorzio Italicus, hanno inviato un fascicolo di 4 pagine alla Comunità montana Vallo di Diano, ai 15 Comuni che la compongono ed al nostro comitato, per spiegare compiutamente le ragioni di un non argomentato e fermo.

Vale la pena ricordare che nel consorzio Italicus sono riuniti altri 5 consorzi di imprese. Il Consid (Consorzio imprese Diano), il Consis (dell'area industriale di Sala Consilina), il Consorzio sviluppo Pmi (Polla, Caggiano e Certosa San Lorenzo Padula). Ed ancora, il fascicolo è firmato dalle Banche di credito cooperativo di Sassano e Monte Pruno di Roscigno e Laurino, da associazioni culturali e dalla Fondazione MidA di Pertosa.

“Ci siamo fidati della vocazione turistica ed ambientale impostata negli ultimi 20 anni con l'istituzione del Parco nazionale e di numerose aree protette” scrivono ancora i numerosi soggetti che rappresentano l'orientamento di massima dell'imprenditoria valdianese “investendo in agroalimentare, tipicità locali, turismo e agricoltura. Ed ancora nei servizi e nello sviluppo sostenibile. Allora la nostra scelta è chiara: NO AL PETROLIO!!!”.

Sul fronte del sì resta dunque, isolata, la sola Aiv, Associazione imprenditori Vallo di Diano, che pure al suo interno ha registrato la grave spaccatura con le numerose e valide imprese del settore lattiero-caseario. Una posizione minoritaria e per niente rappresentativa dell'imprenditoria locale oltre che della volontà dei territori già testimoniata dallo schiacciante 15 a 0 sancito dai no istituzionalmente espressi in tutti e 15 i Consigli comunali del Vallo di Diano.

Noi del comitato non possiamo che dire GRAZIE a questa vera imprenditoria, lungimirante e assennata, responsabile e produttiva. Come non possiamo che RINGRAZIARE i consiglieri regionali campani che ieri, ALL'UNANIMITÀ, hanno chiesto di rigettare l'istanza di Shell per la ricerca di idrocarburi nel Vallo di Diano.

I successi ed i consensi di questi giorni non ci fanno abbassare la guardia. Sappiamo che a giorni potrebbe avvenire la chiusura definitiva delle velleità del colosso dell'estrazione petrolifera nel Diano. Restiamo però in guardia su quanto avviene nel fronte lucano dove la gente finalmente è stanca dello sfruttamento selvaggio e mortale delle proprie terre. Il petrolio rimarrà una minaccia anche negli anni a venire, a prescindere dalla Shell, per i nostri territori, e questo comitato non cesserà di lottare e proporre vie alternative per l'ambiente e gli uomini che vi vivono.

mercoledì 28 marzo 2012

...firma anche tu!


a questo link puoi firmare on-line  la petizione per dire NO al Petrolio e far firmare chi non ha la possibilità di raggiungere i banchetti informativi!


https://www.facebook.com/pages/Il-Vallo-di-Diano-dice-NO-ALLE-trivellazioni-petrolifere/300341050031001?sk=app_363340750353032

"Divisi siamo sabbia, uniti siamo roccia"

COMUNICATO STAMPA #9

Nasce il coordinamento dei comitati lucani e campani contro estrazioni petrolifere


Con un incontro tenutosi domenica 25 Marzo scorso a Brienza è nato il coordinamento tra le associazioni e le reti che in Basilicata ed in Campania si oppongono alle trivellazioni petrolifere. Presso la Sala ex refettorio del Comune di Brienza si è svolta domenica scorsa un'assemblea pubblica organizzata dal Comitato interassociativo della Valle Dell'Agri “La Locomotiva” e dal Comitato “No Petrolio nel Vallo di Diano” in cui sono state discusse le richieste di prospezione petrolifera “Monte Cavallo” e “La Cerasa”.

L'assemblea è stata partecipata anche dalla politica grazie alla presenza ed agli interventi dei sindaci della Valle dell'Agri e del Vallo di Diano. Presenti anche il Presidente della Comunità montana Vallo di Diano. Durante l'incontro sono state presentate dettagliate relazioni tecnico-scientifiche di natura ingegneristica ed idro-geologica. Forte anche la partecipazione del pubblico che ha prodotto molti spunti di riflessione grazie ai numerosi interventi.

Alla luce delle pessime esperienze lucane maturate in relazione ai temi sensibili della salvaguardia ambientale, del controllo sanitario e dello sviluppo economico, dall'incontro è emersa la volontà di esprimere un giudizio assolutamente contrario all'ipotesi di nuove attività di ricerca di idrocarburi.

Un grazie dunque a tutte le associazioni che hanno reso possibile questo appuntamento: Comitato No Petrolio Vallo di Diano, Onda Rosa, Sor Acqua, Rinascita Marsicana, Laboratorio per Viggiano, Tramutola Viva, O.L.A., Libera, CGIL, SEL Circolo di Brienza, SEL Campania, Centocomuni, I giorni del Marmo Platano, Movimento Sui Generis, Indignati Lucani, Locomotiva della Valle dell’Agri, NO-oil Basilicata, WWF Potenza, I giovani del Marmo Platano, Fds Potenza

venerdì 23 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA #8

Il comitato incontra i cittadini dei 4 comuni lucani coinvolti nell'operazione Shell


C'è molto lavoro lontano dai riflettori per il comitato “No petrolio nel Vallo di Diano” in questi giorni di apparente calma. Dopo i proficui incontri con la popolazione in cui, contrariamente con quanto stanno facendo i fantomatici sostenitori del sì, abbiamo portato dati, fatti, testimonianze di vita di persone direttamente coinvolte, persone cui il petrolio la vita glie l'ha distrutta, nell'ultima settimana questo comitato ha preso contatti con la Basilicata.

Per la precisione con quei cittadini residenti nei 4 comuni lucani (Brienza, Marsico Nuovo, Paterno e Tramutola) che sono accomunati al destino degli 8 valdianesi dalla richiesta Shell nota a tutti col nome di operazione “Monte Cavallo”.

Martedì sera siamo stati a Viggiano dove abbiamo incontrato il coordinamento delle associazioni della Basilicata "La Locomotiva". Sono state pianificate le strategie di mobilitazione nei 4 comuni lucani interessati dal progetto. La prima di queste, un appuntamento domenica 25 alle 18 a Brienza. Si terrà un incontro informativo nel paese interessato da due concessioni a cui prenderanno parte, oltre i sindaci dei 4 comuni, anche i primi cittadini del Vallo di Diano, ed il presidente della Comunità montana Raffale Accetta. Tra i relatori il geologo D'Ecclesis e l'ingegner Palladino. Inoltre, sempre quel giorno, ci sarà il banchetto per la raccolta firme in loco allestito da questo comitato.

Altre iniziative seguiranno in tutti i comuni lucani per sostenere la crescente ondata di protesta che da anni cova sotto le ceneri di un territorio martoriato ma non rassegnato al destino devastante di distretto industriale petrolifero che produce, per lo più, inquinamento ed emigrazione giovanile ai massimi livelli nella regione.

giovedì 15 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA #7

Deludente l'incontro con Shell. Bene la Regione ma è solo un passaggio intermedio



La giornata di ieri (martedì) ha segnato alcuni passaggi importanti. I media hanno evidenziato la bocciatura che la commissione regionale Ambiente ha dato alla Shell sul progetto “Monte Cavallo”. Bene, ma sarebbe più corretto parlare rinvio. Infatti, quello espresso dalla commissione è un parere: l'ultima parola spetta all'ente tramite i suoi organi decisionali, in primis il Consiglio regionale.

Questo comitato dunque si limita a evidenziare la lacunosità dei progetti. Forse Shell pensava di passare su questi territori e le persone che li abitano con estrema semplicità. Così non è e non sarà mai, non solo per la Shell, ma per chiunque pensi di poter venire nel Vallo di Diano a spremere le risorse ed andare via lasciando desolazione ed inquinamento.

Ma la partita ieri s'è giocata anche ad Atena Lucana. La multinazionale ha voluto incontrare giornalisti e forze economiche del territorio in due diversi incontri. All'ultimo momento, in mattinata, Shell ha accettato un confronto con una folta delegazione forte della presenza di esponenti dei comitati per il No al petrolio, associazioni ambientaliste e semplici cittadini.

Dietro la facciata di cortesia, i tre uomini inviati ad Atena hanno mostrato reali obiettivi di Shell. Non sappiamo dove abbiano preso il coraggio di negare la pericolosità della realizzazione di un pozzo profondo almeno 5mila metri in zona a massimo rischio sismico e con problemi di permeabilità delle rocce e di grave rischio idrogeologico in superficie.

Ancora. Durante l'incontro è avvenuto il maldestro e risibile tentativo di rassicurarci dicendoci che “per ora facciamo solo indagini statistiche, prima di arrivare al pozzo ci metteremo anni” come se per le persone che vivono qui sia accettabile andare avanti con una Spada di Damocle che da qui a 4, 5, 6, potrebbe tagliarci la testa.

Alla luce di quanto accaduto, oggi più che mai siamo convinti che Shell non è venuta qui per fare bene al territorio e alle persone che da millenni ci vivono. Oggi più che mai diciamo forte NO AL PETROLIO NEL VALLO DI DIANO. Né con Shell, né con nessun altro!

Questo comitato, insieme agli altri comitati ed al coordinamento delle associazioni che si oppone alle trivellazioni petrolifere, combatterà, informerà e spiegherà in tutte le sedi per far emergere la fondatezza delle proprie argomentazioni.

Un ultimo passaggio di ringraziamento è per il senatore Alfonso Andria ed ai suoi colleghi (Vincenzo De Luca, Teresa Armato, Anna Maria Carloni, Maria Fortuna Incostante e Vincenzo Vito) che hanno sottoscritto la seconda interrogazione parlamentare in pochi giorni per dire no al petrolio. Grazie per il loro intervento che mette i ministri Passera e Clini nella posizione di dover dare spiegazioni su questo folle progetto.

domenica 11 marzo 2012

Una firma contro il petrolio!


E' partita la raccolta firme per la petizione popolare contro il petrolio nel Vallo di Diano!
Qui il testo completo e tutti i documenti necessari per la raccolta;



ATTIVATI ANCHE TU!


Download
Modulo richiesta Petizione (.odt)
Modulo richiesta Petizione (.pdf)

Testo della Petizione (.doc)


Modulo richiesta Suolo Pubblico (.odt)
Modulo richiesta Suolo Pubblico (.pdf)


Modulo Raccolta Firme (.doc)

COMUNICATO STAMPA #6

Martedì i sindaci in Regione Campania. La Shell non forzi la mano sull'incontro.


Apprendiamo dai mezzi di comunicazione che la Shell ha intenzione di incontrare privatamente gli 8 sindaci interessati dall'operazione “Monte Cavallo” ed i giornalisti per un appuntamento “informativo” in data 13 marzo ore 12 ad Atena Lucana, presso un hotel privato.

L'incontro avviene in concomitanza con l'audizione in commissione Ambiente della Regione Campania degli stessi sindaci che, a rigor di logica, dovranno scegliere tra stare a Napoli o ad Atena Lucana.

Per coerenza, stando a quanto solennemente affermato 3 giorni fa in Comunità montana Vallo di Diano, i sindaci saranno a Napoli. In quella occasione infatti si sono impegnati a non incontrare la Shell prima di avere deliberato in consiglio comunale, singolarmente, sulla richiesta della stessa Shell. Il presidente della Cm, Raffaele Accetta, ha confermato che nessun sindaco o suo delegato sarà presente all'incontro.

A questo punto ci domandiamo a che scopo possa avvenire un incontro privato in cui, al momento, questo comitato non è stato invitato a partecipare. Chiediamo ai sindaci di mantenere fede all'impegno politico sottoscritto appena mercoledì scorso. Chiediamo loro inoltre di non delegare alcun componente del Consiglio comunale in coerenza con quell'impegno.

Chiediamo infine alla Shell di non forzare la mano in una trattativa che non va affrontata con gruppi ristretti e senza contraddittorio, ma che riguarda un intero territorio che conta oltre 70mila abitanti.

venerdì 9 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA #5

Al via nel Vallo di Diano la raccolta firme.


Il comitato “No al Petrolio nel Vallo di Diano” ha avviato in tutti e 15 i comuni del comprensorio una raccolta firme. Da qualche giorno, e fino al 12 di aprile, sarà possibile dare un contributo concreto alla causa del No al petrolio firmando con nome, cognome ed un documento di identità valido nei maggiori punti di aggregazione del proprio comune. Dunque all'interno di Bar, uffici comunali, locali pubblici e, per iniziative una tantum, in occasioni particolari quali i mercati settimanali cittadini.

Tanto per dare qualche punto di riferimento, a Polla c'è una postazione fissa, tutti i giorni, all'ufficio anagrafe del Comune. A Sala Consilina i moduli sono presenti al bar Paladino, vicino gli uffici dell'Enel e del Giudice di pace. A Teggiano la raccolta firme verrà fatta da attivisti di questo comitato domenica prossima, nella piazza principale dove si terrà, come di consueto, il mercato settimanale. Sempre domenica, ad Atena Lucana, saranno presenti banchetti, solo di mattina, in piazza Vittorio Emanuele.

La raccolta è resa possibile dallo statuto della Regione Campania, ente cui poi saranno inviate tutte le firme raccolte in questo mese. È evidente dunque che si tratta di una forte presa di coscienza popolare e di un segnale chiaro alla politica campana circa l'orientamento dei popoli che da sempre abitano i territori in cui la Shell sta cercando petrolio da estrarre.

mercoledì 7 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA #4

La politica acceleri l'iter amministrativo contro Shell, il tempo sta per scadere.



Il Vallo di Diano non abbassi la guardia. Nei giorni scorsi abbiamo avuto la prova tangibile, in due diversi incontri organizzati a Padula e Sala Consilina, di quanto la gente non voglia che la Shell estragga alcunché dal nostro sottosuolo.

Il successo delle iniziative popolari però non ci distrae da alcune lentezze, pericolose lentezze, che stiamo registrando. La commissione guidata dal geologo Franco Ortolani che deve valutare l'impatto dell'operazione “Monte Cavallo” negli 8 comuni del Vallo di Diano e nei 4 del Potentino interessati non ha ancora ricevuto l'incarico dai Comuni.

Domani, mercoledì 6 marzo, alle 16, si riunisce a Padula l'assemblea della Comunità montana Vallo di Diano. Vi prenderanno parte anche i consiglieri regionali eletti nel Salernitano, i consiglieri provinciali del territorio ed il presidente del Parco nazionale Cilento, Vallo di Diano ed Alburni. Per noi questa occasione rappresenta il punto di svolta per dare un'accelerata, sotto il profilo amministrativo, alle azioni di contrasto al piano Shell. Il tempo a nostra disposizione è infatti poco.


ED ALLORA, CHIEDIAMO:


1. La formalizzazione degli incarichi ai tecnici altamente specializzati (geologi, biologi, agronomi, zootecnici, economisti ecc.) indispensabili per la redazione degli studi a supporto delle osservazioni da presentare alla Regione Campania entro e non oltre il 12 Aprile 2012;

2. La convocazione da parte di tutti i sindaci del Vallo dei Consigli Comunali tematici, così come annunciato durante la Conferenza dei Sindaci di qualche settimana fa convocata dalla Comunità Montana;


INOLTRE, CON RIFERIMENTO ALL'INCONTRO CHE SHELL VUOLE COI SINDACI CHIEDIAMO


3. Al Presidente della Comunità Montana e ai Sindaci di comunicare alla Shell che non si terrà l'incontro richiesto dalla multinazionale per il 13 Marzo e di inviare altresì all’Ufficio Stampa della Shell le delibere dei Consigli Comunali;

4. Di poter intervenire con una delegazione in qualità di uditori qualora i Sindaci decidessero di partecipare comunque all’incontro con i rappresentanti della Shell.

sabato 3 marzo 2012


Petrolio, trivelle nel Vallo di Diano:
«È come distruggere Pompei»

di Pasquale Sorrentino

SALERNO - Si allarga il fronte del no alla ricerca di petrolio nel Vallo di Diano. Alla lista si aggiunge il Wwf della Campania. Il presidente regionale, Alessandro Gatto, si dice assolutamente contrario all'ipotesi di ricerche di idrocarburi liquidi e gassosi nel sottosuolo di otto comuni del Vallo di Diano. 


«Diciamo di no - sottolinea in un comunicato l'associazione ambientalista - sia ai sondaggi che per eventuali escavazioni di petrolio nella bellissima terra del Cilento e Vallo Di Diano. Sarebbe come chiedere di distruggere il Colosseo o Pompei e peggio ancora significherebbe condannare tutti gli esseri viventi alla patogenesi ambientale indotta da tale attività».



Si associa al collega anche il presidente del Wwf del Cilento, Gianbenedetto Ghiurmino: «È assurdo - ha commentato - sono anni che va avanti questa ipotesi ed è criminale soltanto pensare di rovinare un così bel territorio ricco di biodiversità e di bellezze naturali, pronto solo per essere rivalutato in termini di turismo ecocompatibile, per le produzioni di qualità ed il vero sviluppo sostenibile». 



Le reazioni dei due rappresentanti del Wwf sono le ultime scatenate dalla richiesta della Shell di avere la Via per poter realizzare degli studi nel Vallo di Diano. Anche i circoli del Vallo di Diano di Sel hanno protestato contro questa eventualità e i rappresentanti si sono incontrati a Sala Consilina. All’incontro era presente, tra gli altri, Grazia Francescato che ha ricordato: «Quindici anni fa abbiamo combattuto e vinto una battaglia simile. E ora ci dobbiamo ritrovare per evitare questo scempio. Dobbiamo dire di no alle pressioni delle grandi multinazionali e la cittadinanza si deve opporre alla possibilità di diventare una colonia». 



Opposta, invece, l'idea dell'Associazione imprenditori del Vallo di Diano. Il presidente Di Brizzi è intervenuto una seconda volta chiedendo una decisione che non venga presa a priori. Il documento più forte resta, comunque, quello scritto dai sindaci del Vallo di Diano. Gli amministratori nei giorni scorsi hanno ribadito unanimemente il no alla ricerca del petrolio.


L’oro che non brilla
http://www.laterrachevogliamo.com/2012/03/06/loro-che-non-brilla/


La questione petrolifera che sta facendo tanto discutere in questi giorni non riguarda soltanto il Vallo di Diano e la vicina Basilicata, ma l’intera Penisola. Infatti, nonostante siano stati rilasciati finora 121 permessi di ricerca e 200 concessioni estrattive, le compagnie petrolifere hanno depositato altre 106 istanze per il rilascio di nuovi permessi. Forse perché l’oro nero non basta. Anzi, si sta esaurendo. È stato infatti stimato che per il 2025 si esauriranno i giacimenti dell’Eni in Val d’Agri.
Attualmente dai suoli lucani si estrae l’80% della produzione italiana. Già nel 1997 in Basilicata sono stati prodotti oltre 11mila barili di petrolio al giorno. Attualmente, se ne estraggono circa 100mila nell’arco di una giornata. Ben presto, però, la produzione dovrebbe quasi raddoppiare, grazie ai giacimenti di Tempa Rossa.
I pozzi di petrolio lucani custodiscono, secondo le stime ufficiali, circa 600 milioni di barili. Una riserva di idrocarburi che fa gola alle grandi multinazionali del petrolio, tanto da chiedere nuovi permessi esplorativi al ministero dello Sviluppo Economico.
In tutto sono 15 le nuove istanze presentate, alcune delle quali riguardano anche le due regioni confinanti, Campania e Calabria, che si vanno ad aggiungere ai 12 permessi di ricerca e alle 22 autorizzazioni per la trivellazione dei suoli lucani da parte delle compagne Eni, Total e Shell.
Anche il Vallo di Diano è finito nel mirino delle compagnie petrolifere. Ma i sindaci della zona, analogamente a quanto decisero nel 1997 di fronte alla richiesta della Texaco di cercare idrocarburi nel sottosuolo valdianese, arrivando addirittura ad incatenarsi davanti all’ingresso della Certosa di San Lorenzo, hanno già deciso di opporsi all’istanza “Monte Cavallo” della multinazionale Shell.



Oggi come ieri si temono soprattutto rischi idrogeologici e sismici che potrebbero causare le trivellazioni. Senza contare gli effetti che gli impianti petroliferi potrebbero arrecare al già precario sistema economico locale.
Eppure, nell’immaginario collettivo, il petrolio ha sempre evocato concetti come ricchezza, potere e lavoro. Tutto vero, se non fosse per l’anomalia lucana. Il petrolio, infatti, in Val d’Agri non ha determinato finora la nascita di nuove imprese e, solo in pochi casi, sembra aver favorito la crescita di quelle già esistenti.
Secondo i dati contenuti nella ricerca realizzata nel 2009 dal professore Davide Bubbico dell’Università degli studi di Salerno, le aziende complessivamente operanti nell’indotto del Centro olio di Viggiano e dei pozzi di estrazione gestiti dall’Eni sono poco più di 80, di cui 24 locali (7 della provincia di Matera e 17 di quella potentina). Il resto sono prevalentemente lombarde e abruzzesi e svolgono un ruolo di primo piano nel Centro olio di Viggiano, a differenza delle ditte locali. Le attività di perforazione sono gestite dalla Saipem del gruppo Eni e dalla emiliana Pergemine.
La gestione dei pozzi e il caricamento provvisorio del petrolio nelle vasche di accumulo sono affidate alla Italfluid Geo Energy di Pescara. Alle aziende locali, invece, sono affidate principalmente mansioni secondarie.
Ma è soprattutto sul fronte occupazionale il fallimento maggiore del “sogno” petrolifero lucano. Gli addetti che svolgono un’attività stabile e continuativa tra il Centro Eni e i pozzi di estrazione sono complessivamente 450 (meno del 50% sono lucani). A questi vanno aggiunti 140 addetti che lavorano per conto delle ditte appaltatrici. Nel complesso si può dunque stimare un’occupazione giornaliera di 600 persone.
Come se non bastasse, “all’interno del Centro Eni di Viaggiano – si legge nella ricerca del professor Davide Bubbico – vengono applicate formule contrattuali diversificate che a volte determinano situazioni di vera e propria disuguaglianza di trattamenti tra lavoratori, sia in termini di condizioni di lavoro e di salario che di situazioni legate alla prevenzione dei rischi per la salute che tende a variare dalle caratteristiche dell’azienda per cui si lavora”.
La precarietà contrattuale cancella di fatto tutti i diritti e le garanzie lavorative. “Succede così che i lavoratori che per un certo numero di anni sono alle dipendenze di un’azienda, quando cambia l’appalto non solo rischiano il posto di lavoro, ma sul piano dei diritti contrattuali iniziano nuovamente come se per loro fosse il primo giorno di lavoro, e così succede che un lavoratore a 50 anni si vede costretto a rinunciare al salario per ottenere un nuovo contratto di lavoro che a volte è anche a termine. In effetti, cambia l’appalto e ai lavoratori si azzerano i diritti contrattuali con il rischio anche di perdere le professionalità e le capacità acquisite in anni di esperienza lavorativa”.
La situazione, dunque, sembrerebbe ben lontana da quelle “significative ricadute occupazionali connesse all’indotto” che la Regione Basilicata indicò nel Programma operativo regionale 2000-2006.
Al di là dell’impatto occupazionale, rimane il problema della stagnazione economica generale della Basilicata. Basta guardare soprattutto gli indicatori economici lucani per capirne le ragioni. Negli ultimi anni, il prodotto interno lordo lucano ha fatto registrare sempre il segno negativo.
Nel 2009 il 17,5% delle famiglie residenti in Basilicata possedeva un reddito annuale inferiore ai 12mila euro. Un dato allarmante, se si considera che l’anno successivo quasi il 40% delle famiglie giudicava scarse le risorse finanziarie disponibili.
La Basilicata, dunque, presenta una situazione di completa stagnazione economica. Probabilmente perché il lavoro continua a scarseggiare, nonostante l’enorme quantità di oro nero in questa regione. Secondo l’ultimo rapporto Svimez il tasso di disoccupazione nel 2010 era del 13%, quasi due punti percentuali in più rispetto all’anno precedente. Nell’ultimo trimestre dello scorso anno, secondo i dati Istat, il numero degli occupati è calato di circa 7mila unità rispetto al trimestre precedente.
La vera piaga lucana, tuttavia, resta la disoccupazione giovanile. Quasi la metà dei ragazzi tra i 15 e 24 anni, infatti, è senza un lavoro. Forse per questa ragione i giovani lucani non hanno mai smesso di emigrare. Sempre secondo l’Istat, negli ultimi tre anni la popolazione lucana è diminuita sensibilmente rispetto agli anni precedenti.
A nulla sono servite, a quanto pare, le promesse miracolistiche fatte nel 1998 dalle compagnie petrolifere e le royalties versate in tutti questi anni. I risultati, dunque,a distanza di tanti anni, stentano ad arrivare.
Lo scorso anno lo Stato e la Regione Basilicata hanno sottoscritto un Memorandum per rilanciare lo sviluppo regionale e le estrazioni petrolifere di Eni e Total. “Creare nuova occupazione attraverso la ricerca, la formazione e la promozione di nuove iniziative in campo ambientale, turistico ed industriale”. A questo doveva servire il Memorandum firmato il 29 aprile scorso a Potenza dal presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, dal sottosegretario alla Pubblica istruzione Guido Viceconte e dal sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia.
Il sistema economico lucano è in ginocchio. Nell’ultimo trimestre dello scorso anno, il livello della produzione industriale lucana era nettamente inferiore al resto del Mezzogiorno.
A soffrire di più sono state soprattutto le piccole imprese, mentre quelle grandi sono riuscite in qualche modo a contenere le perdite. Nel complesso, la quota di imprese che hanno ridotto la produzione ha raggiunto il 39%.
Dal punto di vista settoriale, soltanto l’industria delle macchine elettriche ha fatto registrare un incremento della produzione. Tutti gli altri settori, invece, hanno mostrato cali preoccupanti. Infatti, molte aziende sono state costrette a chiudere o a fare ricorso in modo massiccio alla cassa integrazione.
Gli abitanti della Val d’Agri non vogliono più sentir parlare di petrolio. Il loro unico pensiero è il lavoro. Non credono più alle promesse e alle rassicurazioni delle compagnie petrolifere o dei politici. Infatti, le manifestazioni di protesta contro le trivellazioni sono ricominciate. Fra raccolte di firme, consigli comunali e proteste, tutti chiedono garanzie. La salute e la tutela dell’ambiente, e non più il lavoro, rappresentano i temi centrali delle manifestazioni. Forse perché in Basilicata i tumori sono notevolmente aumentati negli ultimi anni. Secondo gli ultimi dati disponibili e contenuti nel Registro tumori della Basilicata, tra il 1997 e il 2006, le donne si sono ammalate soprattutto di neoplasie alla mammella (tasso di incidenza nel 1997 del 44,99%; tasso di incidenza nel 2006 del 91,92%), al colon (tasso di incidenza nel 1997 del 22,01%; tasso di incidenza nel 2006 del 54,23%), al rene e alle vie urinarie (tasso di incidenza nel 1997 del 3,56 %; tasso di incidenza nel 2006 del 6,94%). Gli uomini, invece, hanno contratto tumori soprattutto allo stomaco (tasso di incidenza nel 1997 del 12,66%; tasso di incidenza nel 2006 del 21,26%), al colon (tasso di incidenza nel 1997 del 25,32%; tasso di incidenza nel 2006 del 74,4%) e alla prostata (tasso di incidenza nel 1997 del 20,99%; tasso di incidenza nel 2006 del 63,43%).
Finora i dati presenti nella letteratura medico-scientifica, come sottolinea il Dipartimento e osservatorio epidemiologico regionale, non sono sufficienti a stabilire un legame fra esposizione a sostanze legate alle attività estrattive (in particolare l’idrogeno solforato) e le malattie tumorali. Ma recentemente è stata individuata la possibilità di correlazione fra esposizione ad idrogeno solforato e l’insorgenza di danni al DNA, “le molecole della vita” che includono il codice genetico di ciascun essere umano. I danni al DNA vengono chiamati “mutazioni genetiche” e possono essere legati all’insorgere di tumori.
Danni o non danni, i cittadini lucani sembrano intenzionati ad andare avanti con le proteste. Temono soprattutto l’inquinamento delle falde acquifere e dei parchi naturali. Si oppongono ai nuovi permessi, in quanto prevedono rilievi sismici anche in aree protette e di interesse ambientale.
Per gli stessi motivi si oppongono al permesso di ricerca petrolifero “Monte Cavallo” della multinazionale Shell anche i sindaci del Vallo di Diano, appellandosi alle parole di Franco Ortolani, ordinario di geologia, che giudica “un errore imperdonabile provocare l’inquinamento di risorse idriche strategiche rinnovabili, destinate a persistere in eternità sul territorio e quindi a disposizione di tutte le generazioni umane future, in seguito ad una non completa e corretta valutazione dei rischi connessi all’estrazione degli idrocarburi”.
Ortolani è ormai uno studioso abbastanza noto nel Vallo di Diano. Il suo primo lavoro di ricerca in zona risale al 1997, in occasione delle proteste locali contro le ricerche petrolifere della multinazionale Texaco. In quella circostanza, Ortolani fu contattato per effettuare uno studio geologico nel Vallo di Diano, dal quale emerse chiaramente l’importanza che hanno le acque sorgive e di falda per l’assetto socio-economico del Vallo di Diano.
Paradossalmente, uno dei comuni interessati dal progetto petrolifero della multinazionale Shell è proprio Montesano sulla Marcellana, noto anche a livello nazionale per le qualità oligominerali dell’acqua che sgorga dalle sorgenti locali.
L’amministrazione comunale si è già espressa contro le indagini petrolifere. Si temono l’inquinamento delle falde acquifere e pericoli sismici. Non sono affatto esclusi, infatti, spostamenti o rotazioni di blocchi rocciosi di notevole spessore. Tali situazioni potrebbero determinare seri problemi alle tubazioni e la fuoriuscita di fluidi nel sottosuolo, con conseguente inquinamento delle falde idriche.
L’inquinamento da queste parti fa paura. Gli abitanti della zona sono sempre più preoccupati per l’escalation di malattie tumorali. Ma c’è anche chi getta acqua sul fuoco e invita le istituzioni a sentire le ragioni della compagnia petrolifera. L’Associazione imprenditori del Vallo di Diano e qualche istituto bancario locale hanno chiesto ai sindaci di cogliere l’occasione del petrolio per rilanciare l’economia locale. Ma al momento nessuno dei sindaci del posto sembra voler scommettere sull’oro nero. Il loro no alla richiesta della multinazionale petrolifera è stato espresso anche attraverso un documento approvato al termine della riunione che si è tenuta il 23 febbraio scorso presso la sede della Comunità montana Vallo di Diano.
La questione petrolifera nei giorni scorsi è approdata anche in Parlamento. I senatori Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, infatti, hanno accolto l’appello del comitato “No al petrolio nel Vallo di Diano” presentando un’interrogazione al ministro dell’Ambiente Corrado Clini.
Non è sfuggito ai due senatori di sottolineare al ministro il fatto che la Shell prevede di estrarre idrocarburi in un territorio compreso tra due parchi nazionali, considerato ad alto rischio sismico, ricco di riserve idriche e a vocazione prevalentemente agricola.
Il petrolio, insomma, continua a far discutere. Ma l’impressione è che nel Mezzogiorno, e nel resto del paese, la corsa all’oro nero sia appena cominciata.
Elia Rinaldi

COMUNICATO STAMPA #3

I Parlamentari Della Seta e Ferrante interrogano il ministro sul progetto “Monte Cavallo” di Shell Italia per la ricerca di idrocarburi in provincia di Salerno.



La richiesta di Shell Italia di procedere alla ricerca di idrocarburi in 8 dei 14 comuni del Vallo di Diano (SA) approda nel Parlamento Italiano. Merito dell'iniziativa dei senatori Roberto DELLA SETA e Francesco FERRANTE, non rimasti sordi all'accorato appello di questo comitato.

I due parlamentari hanno presentato una dettagliata e documentata interrogazione al ministro dell'Ambiente Corrado CLINI. Al suo interno i motivi di allarme sociale per gli oltre 70mila residenti: le insuperabili problematiche ambientali di un territorio compreso tra due parchi nazionali (Vallo di Diano, Cilento e Alburni + Appennino Lucano) ampiamente tutelato dall'UE come Siti di Interesse Comunitario (Sic) e Zona a Protezione Speciale (Zps).

Il comitato “No al petrolio” nel Vallo di Diano ribadisce l'impossibilità anche della sola ricerca di idrocarburi, operazione notoriamente invasiva ed inquinate. I 211 km quadrati oggetto della richiesta di ricerca da parte di Shell Italia ricadono in area altamente antropizzata, soggetta a massimo rischio sismico (S12) naturalmente vocata all'agricoltura ed all'accoglienza, sede di siti Unesco quali la Certosa di San Lorenzo a Padula.

Riportando le parole del geologo Franco Ortolani, ordinario di Geologia e capo del dipartimento di Scienze dei Territori e dell'Ambiente presso l'Università Federico II di Napoli, “Probabilmente sarebbe la prima volta al mondo che un pozzo petrolifero venisse impiantato in un territorio abitato, col massimo rischio sismico, interamente caratterizzato dal fenomeno del Carsismo e ricco di riserve idriche nel sottosuolo di importanza strategica”.

L'iniziativa dei due senatori EcoDem è linfa per questo Comitato che si batterà, insieme alle forze sane e fattive del territorio, per respingere una proposta che mina nelle fondamenta le prospettive di sviluppo sostenibile da decenni intraprese.

mercoledì 29 febbraio 2012

COMUNICATO STAMPA #2

Ancora bene i sindaci. Aspettiamo notizie da enti e associazioni categoria.


La giornata di ieri ha sancito la gravità di quanto sta accadendo in questi giorni nei nostri territori. Una veste di ufficialità l'ha data il duplice appuntamento di ieri a Sala Consilina. In mattinata le telecamere di Ambiente Italia, approfondimento settimanale di Rai 3 su temi ambientali, sono giunte nel comune di Sala, al centro degli obiettivi estrattivi della multinazionale del petrolio Shell.

La giornalista Francesca Ghidini ha potuto rilevare la gravità di quanto sta avvenendo sulla linea di confine che separa la Campania dalla Basilicata, dove la Shell sta cercando di intraprendere una rovinosa campagna di estrazioni petrolifere dai risvolti in tutto e per tutto simili a quelli ben noti della vicina Val D'Agri.

Nel pomeriggio i sindaci ed i tecnici di tutti e 12 i comuni sono usciti con un comune e convinto NO al petrolio. Anche in questo caso non possiamo che accogliere con favore la loro decisione. Essi produrranno entro un mese, prima della scadenza dei termini per replicare alla Shell, un dettagliato e condiviso documento comune che avrà lo scopo di indicare sotto tutti gli aspetti (ambientale, economico, tecnico-legale, sociale, zoologico, sanitario) perché è necessario dire NO.

Questo comitato non smetterà di sostenere l'azione di quella politica che Ortolani ha definito “La politica vera, quella con la P maiuscola, che ha il coraggio di difendere il territorio contro interessi giganteschi”. Un grazie va alla Cisl che ha ricordato la vocazione culturale del territorio dicendo NO. Non smetteremo di indagare, studiare, denunciare, informare.


È per questo che ci chiediamo che fine hanno fatto soggetti, enti ed associazioni di categoria che potrebbero – spesso dovrebbero – esprimere il proprio parere sulla vicenda. E allora, chiediamo l’intervento del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, in cui la totalità dei comuni campani interessati dall'operazione ricade, o interamente o nella zona contigua.

Chiediamo l’intervento della Coldiretti che indica nell'agricoltura biologica e di qualità la via maestra per lo sviluppo delle aree rurali del salernitano. Chiediamo l’intervento del Consorzio di bonifica, visto che i pozzi petroliferi potrebbero essere realizzati a poche decine di metri dal fiume e dal nido della cicogna. Chiediamo l’intervento di tutte le altre associazioni a tutela dei consumatori presenti e realmente attivi nel Vallo di Diano.

Nell'attesa di risposte ufficiali di chi non dovrebbe avere bisogno del nostro sprone, vogliamo segnalare le prossime iniziative ed una serie di appuntamenti che contribuiranno a rendere più chiaro il quadro della situazione. Nei prossimi giorni incontreremo un gruppo di imprenditori del Vallo di Diano per un'azione di sensibilizzazione ed informazione rispetto ai pericoli rappresentati dall'operazione “Monte Cavallo”. Inoltre Mercoledì sera alle 21 sul La7 andrà in onda “Gli Intoccabili” programma che si occuperà degli effetti del petrolio in Basilicata e Val D’Agri.

martedì 28 febbraio 2012

La Shell a giudizio:
omicidio, tortura, schiavismo in Nigeria

di Maria Rita d'Orsogna


Puo’ veramente essere che nel 2012 le corporazioni possono andare ovunque nel mondo e commettere abusi come torture, omicidi e schiavismo e allo stesso tempo essere esenti dal confronto coi loro accusatori e non rendere giustizia?
Questo e’ esattamente quello che la Shell difendera’ presso la nostra piu’ alta corte oggi.
Karen Redford, avvocato
28 Febbraio 2012
La Corte Suprema americana ha deciso di ammettere il dibattito “Kiobel vs. Shell”, dove dovra’ decidere se il processo di un gruppo di Nigeriani contro la Shell per crimini contro l’umanita’ e per la morte del famoso attivista Ken Saro Wiwa, puo’ svolgersi negli USA oppure no.
La Shell e’ infatti accusata di avere ingaggiato paramilitari che hanno commesso sequestri di persona, esecuzioni sommarie, tortura, lavori forzati, stupri, violenze, tangenti, sparatorie e finanche genocidio. Fra i delitti contestati, la morte di Ken Saro Wiwa e di altre persone.
La Corte Suprema e’ allora chiamata a decidere se le vittime possono o no portare in causa la Shell, non per danni ambientali, ma per danni contro i diritti umani, anche se i crimini sono accaduti fuori dagli USA.
Infatti, parrebbe che questa causa dei nigeriani contro la Shell, non possa competere ad un tribunale USA visto che la Shell ha sede altrove, e visto che le morti e i presunti abusi sono accadute in Nigeria.
Ma facciamo un passo indietro. Negli anni ’90 sorse in Nigeria il movimento popolare degli Ogoni, di cui abbiamo parlato tante volte su questo blog, che includeva anche Ken Saro Wiwa e che denunciava le pietose condizioni ambientali in Nigeria a causa di decenni di sfruttamento petrolifero, soprattutto per opera della Shell.
Le pacifiche proteste di Wiwa e dei suoi collabroatori vennero pero’ subito messe a tacere dal brutale regime dittatoriale dell’epoca, in collaborazione con la Shell. Insieme, secondo l’accusa, la Shell e il governo furono responsabili di quella bella lista di delitti di cui sopra, inclusa la morte di Ken Saro Wiwa.
Ora e’ evidente che una persona e’ sempre responsabile di omicidio.
Ma questo reato non e’ stato commesso negli USA.
Qui pero’ c’e’ anche una legge che si chiama Alien Tort Statute, secondo la quale orrendi crimini commessi all’estero contro l’umanita’ possono essere portati a processo sul suolo USA. Questa legge esiste da 30 anni.
A volte infatti, succedeva che criminali nazisti, o altri dittatori venivano negli USA “in pensione”, pensando di poterla fare franca. Invece no, qui la legge dice che in casi particolarmente gravi, anche se il crimine l’hai commesso all’estero, puoi essere portato in causa in un tribunale americano.
Questa legge e’ stata gia’ usata contro Radovan Karadzic, per crimini commessi durante la guerra di Bosnia/Serbia e contro il dittatore filippino Ferdinando Marcos.
E le multinazionali? Chi protegge i deboli contro quelle? I criteri applicati per Marcos e per Karadzic sono gli stessi che si applicano alla Shell? La legge cosi’ com’e’ formulata non spiega se bisogna fare distinzione fra persone/dittatori e multinazionali/ditte petrolifere.
Anche se la legge non era esplicita, circa 15 anni fa, si decise di provare ad usare questa Alien Tort Statute anche contro le multinazionali.
Il primo caso fu quello di Doe vs. Unocal, in cui alcuni cittadini di Birmania portarono in causa la Unocal Americana e la Total di Francia.
In questo caso, la Unocal e la Total erano accusate di avere ingaggiato l’esercito birmano per forzare la costruzione di un oleodotto, ben consci della brutalita’ che sarebbe stata riservata ai residenti, tutti contrari.
Infatti i militari commisero torture, violenze sessuali e omicidi sugli abitanti che quell’oleodotto proprio non lo volevano. Un po’ come in Nigeria.
Fu un successo – dopo 9 anni la Unocal e la Total, nel 2005, ammisero le loro colpe e furono costrette a risarcire le vittime.
Ma adesso, gli avvocati della Shell dicono che questa Alien Tort Statute si debba applicare *solo* alle persone, non alle corporazioni, cioe’ a loro.
E di grazia, perche’? Ovviamente perche’ hanno paura di perdere come hanno perso quelli della Unocal/Total a suo tempo e sarebbe un colpo durissimo per la Shell la cui immagine di certo non brilla per carita’ cristiana!
E quindi siamo finiti alla Corte Suprema che deve decidere se queste multinazionali siano “persone” che possono stare a processo anche per presunti delitti commessi fuori dagli USA, secondo questo Alien Tort Statute oppure no.
A capo di questo processo c’e’ la signora Barinem Kiobel, moglie del dottor Kiobel che venne impiccato dalla giunta militare della Nigeria nel 1995 assieme a Ken Saro Wiwa e sotto la regia della Shell. Assieme alla vedova del dottor Kiobel, altre nove persone.
La signora chiede solo che ci sia un processo, e che lei possa presentare le sue argomentazioni contro la Shell presso un triunale, presumibilmente non corrotto, e chiedere giustizia per la morte del marito, avvenuta 16 anni fa!


Vediamo se ora sono persone anche nel senso che non possono andare dove gli pare e creare disastri, impuniti.
Qui il commentario di uno degli avvocati per i diritti umani del gruppo Earth Rights International, Katie Redford


Il caso e’ ora nelle mani della Corte Suprema che ha iniziato ad ascoltare pareri di Shell e vittime il 28 Febbraio 2012.