giovedì 29 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA #10

“Non solo non abbocchiamo all'amo del petrolio come strumento di sviluppo in fase di crisi ma diciamo fermamente no alle estrazioni”! Ci piace iniziare così questo comunicato con cui proponiamo la chiara opposizione di gran parte degli imprenditori del Vallo di Diano alle trivellazioni. Riuniti nel consorzio Italicus, hanno inviato un fascicolo di 4 pagine alla Comunità montana Vallo di Diano, ai 15 Comuni che la compongono ed al nostro comitato, per spiegare compiutamente le ragioni di un non argomentato e fermo.

Vale la pena ricordare che nel consorzio Italicus sono riuniti altri 5 consorzi di imprese. Il Consid (Consorzio imprese Diano), il Consis (dell'area industriale di Sala Consilina), il Consorzio sviluppo Pmi (Polla, Caggiano e Certosa San Lorenzo Padula). Ed ancora, il fascicolo è firmato dalle Banche di credito cooperativo di Sassano e Monte Pruno di Roscigno e Laurino, da associazioni culturali e dalla Fondazione MidA di Pertosa.

“Ci siamo fidati della vocazione turistica ed ambientale impostata negli ultimi 20 anni con l'istituzione del Parco nazionale e di numerose aree protette” scrivono ancora i numerosi soggetti che rappresentano l'orientamento di massima dell'imprenditoria valdianese “investendo in agroalimentare, tipicità locali, turismo e agricoltura. Ed ancora nei servizi e nello sviluppo sostenibile. Allora la nostra scelta è chiara: NO AL PETROLIO!!!”.

Sul fronte del sì resta dunque, isolata, la sola Aiv, Associazione imprenditori Vallo di Diano, che pure al suo interno ha registrato la grave spaccatura con le numerose e valide imprese del settore lattiero-caseario. Una posizione minoritaria e per niente rappresentativa dell'imprenditoria locale oltre che della volontà dei territori già testimoniata dallo schiacciante 15 a 0 sancito dai no istituzionalmente espressi in tutti e 15 i Consigli comunali del Vallo di Diano.

Noi del comitato non possiamo che dire GRAZIE a questa vera imprenditoria, lungimirante e assennata, responsabile e produttiva. Come non possiamo che RINGRAZIARE i consiglieri regionali campani che ieri, ALL'UNANIMITÀ, hanno chiesto di rigettare l'istanza di Shell per la ricerca di idrocarburi nel Vallo di Diano.

I successi ed i consensi di questi giorni non ci fanno abbassare la guardia. Sappiamo che a giorni potrebbe avvenire la chiusura definitiva delle velleità del colosso dell'estrazione petrolifera nel Diano. Restiamo però in guardia su quanto avviene nel fronte lucano dove la gente finalmente è stanca dello sfruttamento selvaggio e mortale delle proprie terre. Il petrolio rimarrà una minaccia anche negli anni a venire, a prescindere dalla Shell, per i nostri territori, e questo comitato non cesserà di lottare e proporre vie alternative per l'ambiente e gli uomini che vi vivono.

mercoledì 28 marzo 2012

...firma anche tu!


a questo link puoi firmare on-line  la petizione per dire NO al Petrolio e far firmare chi non ha la possibilità di raggiungere i banchetti informativi!


https://www.facebook.com/pages/Il-Vallo-di-Diano-dice-NO-ALLE-trivellazioni-petrolifere/300341050031001?sk=app_363340750353032

"Divisi siamo sabbia, uniti siamo roccia"

COMUNICATO STAMPA #9

Nasce il coordinamento dei comitati lucani e campani contro estrazioni petrolifere


Con un incontro tenutosi domenica 25 Marzo scorso a Brienza è nato il coordinamento tra le associazioni e le reti che in Basilicata ed in Campania si oppongono alle trivellazioni petrolifere. Presso la Sala ex refettorio del Comune di Brienza si è svolta domenica scorsa un'assemblea pubblica organizzata dal Comitato interassociativo della Valle Dell'Agri “La Locomotiva” e dal Comitato “No Petrolio nel Vallo di Diano” in cui sono state discusse le richieste di prospezione petrolifera “Monte Cavallo” e “La Cerasa”.

L'assemblea è stata partecipata anche dalla politica grazie alla presenza ed agli interventi dei sindaci della Valle dell'Agri e del Vallo di Diano. Presenti anche il Presidente della Comunità montana Vallo di Diano. Durante l'incontro sono state presentate dettagliate relazioni tecnico-scientifiche di natura ingegneristica ed idro-geologica. Forte anche la partecipazione del pubblico che ha prodotto molti spunti di riflessione grazie ai numerosi interventi.

Alla luce delle pessime esperienze lucane maturate in relazione ai temi sensibili della salvaguardia ambientale, del controllo sanitario e dello sviluppo economico, dall'incontro è emersa la volontà di esprimere un giudizio assolutamente contrario all'ipotesi di nuove attività di ricerca di idrocarburi.

Un grazie dunque a tutte le associazioni che hanno reso possibile questo appuntamento: Comitato No Petrolio Vallo di Diano, Onda Rosa, Sor Acqua, Rinascita Marsicana, Laboratorio per Viggiano, Tramutola Viva, O.L.A., Libera, CGIL, SEL Circolo di Brienza, SEL Campania, Centocomuni, I giorni del Marmo Platano, Movimento Sui Generis, Indignati Lucani, Locomotiva della Valle dell’Agri, NO-oil Basilicata, WWF Potenza, I giovani del Marmo Platano, Fds Potenza

venerdì 23 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA #8

Il comitato incontra i cittadini dei 4 comuni lucani coinvolti nell'operazione Shell


C'è molto lavoro lontano dai riflettori per il comitato “No petrolio nel Vallo di Diano” in questi giorni di apparente calma. Dopo i proficui incontri con la popolazione in cui, contrariamente con quanto stanno facendo i fantomatici sostenitori del sì, abbiamo portato dati, fatti, testimonianze di vita di persone direttamente coinvolte, persone cui il petrolio la vita glie l'ha distrutta, nell'ultima settimana questo comitato ha preso contatti con la Basilicata.

Per la precisione con quei cittadini residenti nei 4 comuni lucani (Brienza, Marsico Nuovo, Paterno e Tramutola) che sono accomunati al destino degli 8 valdianesi dalla richiesta Shell nota a tutti col nome di operazione “Monte Cavallo”.

Martedì sera siamo stati a Viggiano dove abbiamo incontrato il coordinamento delle associazioni della Basilicata "La Locomotiva". Sono state pianificate le strategie di mobilitazione nei 4 comuni lucani interessati dal progetto. La prima di queste, un appuntamento domenica 25 alle 18 a Brienza. Si terrà un incontro informativo nel paese interessato da due concessioni a cui prenderanno parte, oltre i sindaci dei 4 comuni, anche i primi cittadini del Vallo di Diano, ed il presidente della Comunità montana Raffale Accetta. Tra i relatori il geologo D'Ecclesis e l'ingegner Palladino. Inoltre, sempre quel giorno, ci sarà il banchetto per la raccolta firme in loco allestito da questo comitato.

Altre iniziative seguiranno in tutti i comuni lucani per sostenere la crescente ondata di protesta che da anni cova sotto le ceneri di un territorio martoriato ma non rassegnato al destino devastante di distretto industriale petrolifero che produce, per lo più, inquinamento ed emigrazione giovanile ai massimi livelli nella regione.

giovedì 15 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA #7

Deludente l'incontro con Shell. Bene la Regione ma è solo un passaggio intermedio



La giornata di ieri (martedì) ha segnato alcuni passaggi importanti. I media hanno evidenziato la bocciatura che la commissione regionale Ambiente ha dato alla Shell sul progetto “Monte Cavallo”. Bene, ma sarebbe più corretto parlare rinvio. Infatti, quello espresso dalla commissione è un parere: l'ultima parola spetta all'ente tramite i suoi organi decisionali, in primis il Consiglio regionale.

Questo comitato dunque si limita a evidenziare la lacunosità dei progetti. Forse Shell pensava di passare su questi territori e le persone che li abitano con estrema semplicità. Così non è e non sarà mai, non solo per la Shell, ma per chiunque pensi di poter venire nel Vallo di Diano a spremere le risorse ed andare via lasciando desolazione ed inquinamento.

Ma la partita ieri s'è giocata anche ad Atena Lucana. La multinazionale ha voluto incontrare giornalisti e forze economiche del territorio in due diversi incontri. All'ultimo momento, in mattinata, Shell ha accettato un confronto con una folta delegazione forte della presenza di esponenti dei comitati per il No al petrolio, associazioni ambientaliste e semplici cittadini.

Dietro la facciata di cortesia, i tre uomini inviati ad Atena hanno mostrato reali obiettivi di Shell. Non sappiamo dove abbiano preso il coraggio di negare la pericolosità della realizzazione di un pozzo profondo almeno 5mila metri in zona a massimo rischio sismico e con problemi di permeabilità delle rocce e di grave rischio idrogeologico in superficie.

Ancora. Durante l'incontro è avvenuto il maldestro e risibile tentativo di rassicurarci dicendoci che “per ora facciamo solo indagini statistiche, prima di arrivare al pozzo ci metteremo anni” come se per le persone che vivono qui sia accettabile andare avanti con una Spada di Damocle che da qui a 4, 5, 6, potrebbe tagliarci la testa.

Alla luce di quanto accaduto, oggi più che mai siamo convinti che Shell non è venuta qui per fare bene al territorio e alle persone che da millenni ci vivono. Oggi più che mai diciamo forte NO AL PETROLIO NEL VALLO DI DIANO. Né con Shell, né con nessun altro!

Questo comitato, insieme agli altri comitati ed al coordinamento delle associazioni che si oppone alle trivellazioni petrolifere, combatterà, informerà e spiegherà in tutte le sedi per far emergere la fondatezza delle proprie argomentazioni.

Un ultimo passaggio di ringraziamento è per il senatore Alfonso Andria ed ai suoi colleghi (Vincenzo De Luca, Teresa Armato, Anna Maria Carloni, Maria Fortuna Incostante e Vincenzo Vito) che hanno sottoscritto la seconda interrogazione parlamentare in pochi giorni per dire no al petrolio. Grazie per il loro intervento che mette i ministri Passera e Clini nella posizione di dover dare spiegazioni su questo folle progetto.

domenica 11 marzo 2012

Una firma contro il petrolio!


E' partita la raccolta firme per la petizione popolare contro il petrolio nel Vallo di Diano!
Qui il testo completo e tutti i documenti necessari per la raccolta;



ATTIVATI ANCHE TU!


Download
Modulo richiesta Petizione (.odt)
Modulo richiesta Petizione (.pdf)

Testo della Petizione (.doc)


Modulo richiesta Suolo Pubblico (.odt)
Modulo richiesta Suolo Pubblico (.pdf)


Modulo Raccolta Firme (.doc)

COMUNICATO STAMPA #6

Martedì i sindaci in Regione Campania. La Shell non forzi la mano sull'incontro.


Apprendiamo dai mezzi di comunicazione che la Shell ha intenzione di incontrare privatamente gli 8 sindaci interessati dall'operazione “Monte Cavallo” ed i giornalisti per un appuntamento “informativo” in data 13 marzo ore 12 ad Atena Lucana, presso un hotel privato.

L'incontro avviene in concomitanza con l'audizione in commissione Ambiente della Regione Campania degli stessi sindaci che, a rigor di logica, dovranno scegliere tra stare a Napoli o ad Atena Lucana.

Per coerenza, stando a quanto solennemente affermato 3 giorni fa in Comunità montana Vallo di Diano, i sindaci saranno a Napoli. In quella occasione infatti si sono impegnati a non incontrare la Shell prima di avere deliberato in consiglio comunale, singolarmente, sulla richiesta della stessa Shell. Il presidente della Cm, Raffaele Accetta, ha confermato che nessun sindaco o suo delegato sarà presente all'incontro.

A questo punto ci domandiamo a che scopo possa avvenire un incontro privato in cui, al momento, questo comitato non è stato invitato a partecipare. Chiediamo ai sindaci di mantenere fede all'impegno politico sottoscritto appena mercoledì scorso. Chiediamo loro inoltre di non delegare alcun componente del Consiglio comunale in coerenza con quell'impegno.

Chiediamo infine alla Shell di non forzare la mano in una trattativa che non va affrontata con gruppi ristretti e senza contraddittorio, ma che riguarda un intero territorio che conta oltre 70mila abitanti.

venerdì 9 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA #5

Al via nel Vallo di Diano la raccolta firme.


Il comitato “No al Petrolio nel Vallo di Diano” ha avviato in tutti e 15 i comuni del comprensorio una raccolta firme. Da qualche giorno, e fino al 12 di aprile, sarà possibile dare un contributo concreto alla causa del No al petrolio firmando con nome, cognome ed un documento di identità valido nei maggiori punti di aggregazione del proprio comune. Dunque all'interno di Bar, uffici comunali, locali pubblici e, per iniziative una tantum, in occasioni particolari quali i mercati settimanali cittadini.

Tanto per dare qualche punto di riferimento, a Polla c'è una postazione fissa, tutti i giorni, all'ufficio anagrafe del Comune. A Sala Consilina i moduli sono presenti al bar Paladino, vicino gli uffici dell'Enel e del Giudice di pace. A Teggiano la raccolta firme verrà fatta da attivisti di questo comitato domenica prossima, nella piazza principale dove si terrà, come di consueto, il mercato settimanale. Sempre domenica, ad Atena Lucana, saranno presenti banchetti, solo di mattina, in piazza Vittorio Emanuele.

La raccolta è resa possibile dallo statuto della Regione Campania, ente cui poi saranno inviate tutte le firme raccolte in questo mese. È evidente dunque che si tratta di una forte presa di coscienza popolare e di un segnale chiaro alla politica campana circa l'orientamento dei popoli che da sempre abitano i territori in cui la Shell sta cercando petrolio da estrarre.

mercoledì 7 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA #4

La politica acceleri l'iter amministrativo contro Shell, il tempo sta per scadere.



Il Vallo di Diano non abbassi la guardia. Nei giorni scorsi abbiamo avuto la prova tangibile, in due diversi incontri organizzati a Padula e Sala Consilina, di quanto la gente non voglia che la Shell estragga alcunché dal nostro sottosuolo.

Il successo delle iniziative popolari però non ci distrae da alcune lentezze, pericolose lentezze, che stiamo registrando. La commissione guidata dal geologo Franco Ortolani che deve valutare l'impatto dell'operazione “Monte Cavallo” negli 8 comuni del Vallo di Diano e nei 4 del Potentino interessati non ha ancora ricevuto l'incarico dai Comuni.

Domani, mercoledì 6 marzo, alle 16, si riunisce a Padula l'assemblea della Comunità montana Vallo di Diano. Vi prenderanno parte anche i consiglieri regionali eletti nel Salernitano, i consiglieri provinciali del territorio ed il presidente del Parco nazionale Cilento, Vallo di Diano ed Alburni. Per noi questa occasione rappresenta il punto di svolta per dare un'accelerata, sotto il profilo amministrativo, alle azioni di contrasto al piano Shell. Il tempo a nostra disposizione è infatti poco.


ED ALLORA, CHIEDIAMO:


1. La formalizzazione degli incarichi ai tecnici altamente specializzati (geologi, biologi, agronomi, zootecnici, economisti ecc.) indispensabili per la redazione degli studi a supporto delle osservazioni da presentare alla Regione Campania entro e non oltre il 12 Aprile 2012;

2. La convocazione da parte di tutti i sindaci del Vallo dei Consigli Comunali tematici, così come annunciato durante la Conferenza dei Sindaci di qualche settimana fa convocata dalla Comunità Montana;


INOLTRE, CON RIFERIMENTO ALL'INCONTRO CHE SHELL VUOLE COI SINDACI CHIEDIAMO


3. Al Presidente della Comunità Montana e ai Sindaci di comunicare alla Shell che non si terrà l'incontro richiesto dalla multinazionale per il 13 Marzo e di inviare altresì all’Ufficio Stampa della Shell le delibere dei Consigli Comunali;

4. Di poter intervenire con una delegazione in qualità di uditori qualora i Sindaci decidessero di partecipare comunque all’incontro con i rappresentanti della Shell.

sabato 3 marzo 2012


Petrolio, trivelle nel Vallo di Diano:
«È come distruggere Pompei»

di Pasquale Sorrentino

SALERNO - Si allarga il fronte del no alla ricerca di petrolio nel Vallo di Diano. Alla lista si aggiunge il Wwf della Campania. Il presidente regionale, Alessandro Gatto, si dice assolutamente contrario all'ipotesi di ricerche di idrocarburi liquidi e gassosi nel sottosuolo di otto comuni del Vallo di Diano. 


«Diciamo di no - sottolinea in un comunicato l'associazione ambientalista - sia ai sondaggi che per eventuali escavazioni di petrolio nella bellissima terra del Cilento e Vallo Di Diano. Sarebbe come chiedere di distruggere il Colosseo o Pompei e peggio ancora significherebbe condannare tutti gli esseri viventi alla patogenesi ambientale indotta da tale attività».



Si associa al collega anche il presidente del Wwf del Cilento, Gianbenedetto Ghiurmino: «È assurdo - ha commentato - sono anni che va avanti questa ipotesi ed è criminale soltanto pensare di rovinare un così bel territorio ricco di biodiversità e di bellezze naturali, pronto solo per essere rivalutato in termini di turismo ecocompatibile, per le produzioni di qualità ed il vero sviluppo sostenibile». 



Le reazioni dei due rappresentanti del Wwf sono le ultime scatenate dalla richiesta della Shell di avere la Via per poter realizzare degli studi nel Vallo di Diano. Anche i circoli del Vallo di Diano di Sel hanno protestato contro questa eventualità e i rappresentanti si sono incontrati a Sala Consilina. All’incontro era presente, tra gli altri, Grazia Francescato che ha ricordato: «Quindici anni fa abbiamo combattuto e vinto una battaglia simile. E ora ci dobbiamo ritrovare per evitare questo scempio. Dobbiamo dire di no alle pressioni delle grandi multinazionali e la cittadinanza si deve opporre alla possibilità di diventare una colonia». 



Opposta, invece, l'idea dell'Associazione imprenditori del Vallo di Diano. Il presidente Di Brizzi è intervenuto una seconda volta chiedendo una decisione che non venga presa a priori. Il documento più forte resta, comunque, quello scritto dai sindaci del Vallo di Diano. Gli amministratori nei giorni scorsi hanno ribadito unanimemente il no alla ricerca del petrolio.


L’oro che non brilla
http://www.laterrachevogliamo.com/2012/03/06/loro-che-non-brilla/


La questione petrolifera che sta facendo tanto discutere in questi giorni non riguarda soltanto il Vallo di Diano e la vicina Basilicata, ma l’intera Penisola. Infatti, nonostante siano stati rilasciati finora 121 permessi di ricerca e 200 concessioni estrattive, le compagnie petrolifere hanno depositato altre 106 istanze per il rilascio di nuovi permessi. Forse perché l’oro nero non basta. Anzi, si sta esaurendo. È stato infatti stimato che per il 2025 si esauriranno i giacimenti dell’Eni in Val d’Agri.
Attualmente dai suoli lucani si estrae l’80% della produzione italiana. Già nel 1997 in Basilicata sono stati prodotti oltre 11mila barili di petrolio al giorno. Attualmente, se ne estraggono circa 100mila nell’arco di una giornata. Ben presto, però, la produzione dovrebbe quasi raddoppiare, grazie ai giacimenti di Tempa Rossa.
I pozzi di petrolio lucani custodiscono, secondo le stime ufficiali, circa 600 milioni di barili. Una riserva di idrocarburi che fa gola alle grandi multinazionali del petrolio, tanto da chiedere nuovi permessi esplorativi al ministero dello Sviluppo Economico.
In tutto sono 15 le nuove istanze presentate, alcune delle quali riguardano anche le due regioni confinanti, Campania e Calabria, che si vanno ad aggiungere ai 12 permessi di ricerca e alle 22 autorizzazioni per la trivellazione dei suoli lucani da parte delle compagne Eni, Total e Shell.
Anche il Vallo di Diano è finito nel mirino delle compagnie petrolifere. Ma i sindaci della zona, analogamente a quanto decisero nel 1997 di fronte alla richiesta della Texaco di cercare idrocarburi nel sottosuolo valdianese, arrivando addirittura ad incatenarsi davanti all’ingresso della Certosa di San Lorenzo, hanno già deciso di opporsi all’istanza “Monte Cavallo” della multinazionale Shell.



Oggi come ieri si temono soprattutto rischi idrogeologici e sismici che potrebbero causare le trivellazioni. Senza contare gli effetti che gli impianti petroliferi potrebbero arrecare al già precario sistema economico locale.
Eppure, nell’immaginario collettivo, il petrolio ha sempre evocato concetti come ricchezza, potere e lavoro. Tutto vero, se non fosse per l’anomalia lucana. Il petrolio, infatti, in Val d’Agri non ha determinato finora la nascita di nuove imprese e, solo in pochi casi, sembra aver favorito la crescita di quelle già esistenti.
Secondo i dati contenuti nella ricerca realizzata nel 2009 dal professore Davide Bubbico dell’Università degli studi di Salerno, le aziende complessivamente operanti nell’indotto del Centro olio di Viggiano e dei pozzi di estrazione gestiti dall’Eni sono poco più di 80, di cui 24 locali (7 della provincia di Matera e 17 di quella potentina). Il resto sono prevalentemente lombarde e abruzzesi e svolgono un ruolo di primo piano nel Centro olio di Viggiano, a differenza delle ditte locali. Le attività di perforazione sono gestite dalla Saipem del gruppo Eni e dalla emiliana Pergemine.
La gestione dei pozzi e il caricamento provvisorio del petrolio nelle vasche di accumulo sono affidate alla Italfluid Geo Energy di Pescara. Alle aziende locali, invece, sono affidate principalmente mansioni secondarie.
Ma è soprattutto sul fronte occupazionale il fallimento maggiore del “sogno” petrolifero lucano. Gli addetti che svolgono un’attività stabile e continuativa tra il Centro Eni e i pozzi di estrazione sono complessivamente 450 (meno del 50% sono lucani). A questi vanno aggiunti 140 addetti che lavorano per conto delle ditte appaltatrici. Nel complesso si può dunque stimare un’occupazione giornaliera di 600 persone.
Come se non bastasse, “all’interno del Centro Eni di Viaggiano – si legge nella ricerca del professor Davide Bubbico – vengono applicate formule contrattuali diversificate che a volte determinano situazioni di vera e propria disuguaglianza di trattamenti tra lavoratori, sia in termini di condizioni di lavoro e di salario che di situazioni legate alla prevenzione dei rischi per la salute che tende a variare dalle caratteristiche dell’azienda per cui si lavora”.
La precarietà contrattuale cancella di fatto tutti i diritti e le garanzie lavorative. “Succede così che i lavoratori che per un certo numero di anni sono alle dipendenze di un’azienda, quando cambia l’appalto non solo rischiano il posto di lavoro, ma sul piano dei diritti contrattuali iniziano nuovamente come se per loro fosse il primo giorno di lavoro, e così succede che un lavoratore a 50 anni si vede costretto a rinunciare al salario per ottenere un nuovo contratto di lavoro che a volte è anche a termine. In effetti, cambia l’appalto e ai lavoratori si azzerano i diritti contrattuali con il rischio anche di perdere le professionalità e le capacità acquisite in anni di esperienza lavorativa”.
La situazione, dunque, sembrerebbe ben lontana da quelle “significative ricadute occupazionali connesse all’indotto” che la Regione Basilicata indicò nel Programma operativo regionale 2000-2006.
Al di là dell’impatto occupazionale, rimane il problema della stagnazione economica generale della Basilicata. Basta guardare soprattutto gli indicatori economici lucani per capirne le ragioni. Negli ultimi anni, il prodotto interno lordo lucano ha fatto registrare sempre il segno negativo.
Nel 2009 il 17,5% delle famiglie residenti in Basilicata possedeva un reddito annuale inferiore ai 12mila euro. Un dato allarmante, se si considera che l’anno successivo quasi il 40% delle famiglie giudicava scarse le risorse finanziarie disponibili.
La Basilicata, dunque, presenta una situazione di completa stagnazione economica. Probabilmente perché il lavoro continua a scarseggiare, nonostante l’enorme quantità di oro nero in questa regione. Secondo l’ultimo rapporto Svimez il tasso di disoccupazione nel 2010 era del 13%, quasi due punti percentuali in più rispetto all’anno precedente. Nell’ultimo trimestre dello scorso anno, secondo i dati Istat, il numero degli occupati è calato di circa 7mila unità rispetto al trimestre precedente.
La vera piaga lucana, tuttavia, resta la disoccupazione giovanile. Quasi la metà dei ragazzi tra i 15 e 24 anni, infatti, è senza un lavoro. Forse per questa ragione i giovani lucani non hanno mai smesso di emigrare. Sempre secondo l’Istat, negli ultimi tre anni la popolazione lucana è diminuita sensibilmente rispetto agli anni precedenti.
A nulla sono servite, a quanto pare, le promesse miracolistiche fatte nel 1998 dalle compagnie petrolifere e le royalties versate in tutti questi anni. I risultati, dunque,a distanza di tanti anni, stentano ad arrivare.
Lo scorso anno lo Stato e la Regione Basilicata hanno sottoscritto un Memorandum per rilanciare lo sviluppo regionale e le estrazioni petrolifere di Eni e Total. “Creare nuova occupazione attraverso la ricerca, la formazione e la promozione di nuove iniziative in campo ambientale, turistico ed industriale”. A questo doveva servire il Memorandum firmato il 29 aprile scorso a Potenza dal presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, dal sottosegretario alla Pubblica istruzione Guido Viceconte e dal sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia.
Il sistema economico lucano è in ginocchio. Nell’ultimo trimestre dello scorso anno, il livello della produzione industriale lucana era nettamente inferiore al resto del Mezzogiorno.
A soffrire di più sono state soprattutto le piccole imprese, mentre quelle grandi sono riuscite in qualche modo a contenere le perdite. Nel complesso, la quota di imprese che hanno ridotto la produzione ha raggiunto il 39%.
Dal punto di vista settoriale, soltanto l’industria delle macchine elettriche ha fatto registrare un incremento della produzione. Tutti gli altri settori, invece, hanno mostrato cali preoccupanti. Infatti, molte aziende sono state costrette a chiudere o a fare ricorso in modo massiccio alla cassa integrazione.
Gli abitanti della Val d’Agri non vogliono più sentir parlare di petrolio. Il loro unico pensiero è il lavoro. Non credono più alle promesse e alle rassicurazioni delle compagnie petrolifere o dei politici. Infatti, le manifestazioni di protesta contro le trivellazioni sono ricominciate. Fra raccolte di firme, consigli comunali e proteste, tutti chiedono garanzie. La salute e la tutela dell’ambiente, e non più il lavoro, rappresentano i temi centrali delle manifestazioni. Forse perché in Basilicata i tumori sono notevolmente aumentati negli ultimi anni. Secondo gli ultimi dati disponibili e contenuti nel Registro tumori della Basilicata, tra il 1997 e il 2006, le donne si sono ammalate soprattutto di neoplasie alla mammella (tasso di incidenza nel 1997 del 44,99%; tasso di incidenza nel 2006 del 91,92%), al colon (tasso di incidenza nel 1997 del 22,01%; tasso di incidenza nel 2006 del 54,23%), al rene e alle vie urinarie (tasso di incidenza nel 1997 del 3,56 %; tasso di incidenza nel 2006 del 6,94%). Gli uomini, invece, hanno contratto tumori soprattutto allo stomaco (tasso di incidenza nel 1997 del 12,66%; tasso di incidenza nel 2006 del 21,26%), al colon (tasso di incidenza nel 1997 del 25,32%; tasso di incidenza nel 2006 del 74,4%) e alla prostata (tasso di incidenza nel 1997 del 20,99%; tasso di incidenza nel 2006 del 63,43%).
Finora i dati presenti nella letteratura medico-scientifica, come sottolinea il Dipartimento e osservatorio epidemiologico regionale, non sono sufficienti a stabilire un legame fra esposizione a sostanze legate alle attività estrattive (in particolare l’idrogeno solforato) e le malattie tumorali. Ma recentemente è stata individuata la possibilità di correlazione fra esposizione ad idrogeno solforato e l’insorgenza di danni al DNA, “le molecole della vita” che includono il codice genetico di ciascun essere umano. I danni al DNA vengono chiamati “mutazioni genetiche” e possono essere legati all’insorgere di tumori.
Danni o non danni, i cittadini lucani sembrano intenzionati ad andare avanti con le proteste. Temono soprattutto l’inquinamento delle falde acquifere e dei parchi naturali. Si oppongono ai nuovi permessi, in quanto prevedono rilievi sismici anche in aree protette e di interesse ambientale.
Per gli stessi motivi si oppongono al permesso di ricerca petrolifero “Monte Cavallo” della multinazionale Shell anche i sindaci del Vallo di Diano, appellandosi alle parole di Franco Ortolani, ordinario di geologia, che giudica “un errore imperdonabile provocare l’inquinamento di risorse idriche strategiche rinnovabili, destinate a persistere in eternità sul territorio e quindi a disposizione di tutte le generazioni umane future, in seguito ad una non completa e corretta valutazione dei rischi connessi all’estrazione degli idrocarburi”.
Ortolani è ormai uno studioso abbastanza noto nel Vallo di Diano. Il suo primo lavoro di ricerca in zona risale al 1997, in occasione delle proteste locali contro le ricerche petrolifere della multinazionale Texaco. In quella circostanza, Ortolani fu contattato per effettuare uno studio geologico nel Vallo di Diano, dal quale emerse chiaramente l’importanza che hanno le acque sorgive e di falda per l’assetto socio-economico del Vallo di Diano.
Paradossalmente, uno dei comuni interessati dal progetto petrolifero della multinazionale Shell è proprio Montesano sulla Marcellana, noto anche a livello nazionale per le qualità oligominerali dell’acqua che sgorga dalle sorgenti locali.
L’amministrazione comunale si è già espressa contro le indagini petrolifere. Si temono l’inquinamento delle falde acquifere e pericoli sismici. Non sono affatto esclusi, infatti, spostamenti o rotazioni di blocchi rocciosi di notevole spessore. Tali situazioni potrebbero determinare seri problemi alle tubazioni e la fuoriuscita di fluidi nel sottosuolo, con conseguente inquinamento delle falde idriche.
L’inquinamento da queste parti fa paura. Gli abitanti della zona sono sempre più preoccupati per l’escalation di malattie tumorali. Ma c’è anche chi getta acqua sul fuoco e invita le istituzioni a sentire le ragioni della compagnia petrolifera. L’Associazione imprenditori del Vallo di Diano e qualche istituto bancario locale hanno chiesto ai sindaci di cogliere l’occasione del petrolio per rilanciare l’economia locale. Ma al momento nessuno dei sindaci del posto sembra voler scommettere sull’oro nero. Il loro no alla richiesta della multinazionale petrolifera è stato espresso anche attraverso un documento approvato al termine della riunione che si è tenuta il 23 febbraio scorso presso la sede della Comunità montana Vallo di Diano.
La questione petrolifera nei giorni scorsi è approdata anche in Parlamento. I senatori Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, infatti, hanno accolto l’appello del comitato “No al petrolio nel Vallo di Diano” presentando un’interrogazione al ministro dell’Ambiente Corrado Clini.
Non è sfuggito ai due senatori di sottolineare al ministro il fatto che la Shell prevede di estrarre idrocarburi in un territorio compreso tra due parchi nazionali, considerato ad alto rischio sismico, ricco di riserve idriche e a vocazione prevalentemente agricola.
Il petrolio, insomma, continua a far discutere. Ma l’impressione è che nel Mezzogiorno, e nel resto del paese, la corsa all’oro nero sia appena cominciata.
Elia Rinaldi

COMUNICATO STAMPA #3

I Parlamentari Della Seta e Ferrante interrogano il ministro sul progetto “Monte Cavallo” di Shell Italia per la ricerca di idrocarburi in provincia di Salerno.



La richiesta di Shell Italia di procedere alla ricerca di idrocarburi in 8 dei 14 comuni del Vallo di Diano (SA) approda nel Parlamento Italiano. Merito dell'iniziativa dei senatori Roberto DELLA SETA e Francesco FERRANTE, non rimasti sordi all'accorato appello di questo comitato.

I due parlamentari hanno presentato una dettagliata e documentata interrogazione al ministro dell'Ambiente Corrado CLINI. Al suo interno i motivi di allarme sociale per gli oltre 70mila residenti: le insuperabili problematiche ambientali di un territorio compreso tra due parchi nazionali (Vallo di Diano, Cilento e Alburni + Appennino Lucano) ampiamente tutelato dall'UE come Siti di Interesse Comunitario (Sic) e Zona a Protezione Speciale (Zps).

Il comitato “No al petrolio” nel Vallo di Diano ribadisce l'impossibilità anche della sola ricerca di idrocarburi, operazione notoriamente invasiva ed inquinate. I 211 km quadrati oggetto della richiesta di ricerca da parte di Shell Italia ricadono in area altamente antropizzata, soggetta a massimo rischio sismico (S12) naturalmente vocata all'agricoltura ed all'accoglienza, sede di siti Unesco quali la Certosa di San Lorenzo a Padula.

Riportando le parole del geologo Franco Ortolani, ordinario di Geologia e capo del dipartimento di Scienze dei Territori e dell'Ambiente presso l'Università Federico II di Napoli, “Probabilmente sarebbe la prima volta al mondo che un pozzo petrolifero venisse impiantato in un territorio abitato, col massimo rischio sismico, interamente caratterizzato dal fenomeno del Carsismo e ricco di riserve idriche nel sottosuolo di importanza strategica”.

L'iniziativa dei due senatori EcoDem è linfa per questo Comitato che si batterà, insieme alle forze sane e fattive del territorio, per respingere una proposta che mina nelle fondamenta le prospettive di sviluppo sostenibile da decenni intraprese.