mercoledì 22 gennaio 2014

Lettera aperta ai parlamentari - Iniziativa Coordinamento Nazionale NoTriv.



 


AI PARLAMENTARI

DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Gentile Parlamentare,

con il presente appello il Coordinamento Nazionale NO TRIV intende significare il sentimento di forte preoccupazione che pervade le organizzazioni presenti in seno al Coordinamento.

Dalla Sicilia alla Lombardia, dall’Abruzzo all’Emilia si guarda con sfiducia alle scelte che il Governo e il Parlamento in carica si apprestano ad effettuare, in perfetta continuità con quelle infelici del recente passato.

Trattasi di scelte non condivisibili, quali l’evidente legittimazione ex post della Strategia Energetica Nazionale (SEN), che, approvata con decreto interministeriale l’8 marzo scorso in assenza di qualunque riferimento normativo, è stata richiamata dal Documento di Economia e Finanza approvato di recente dal Senato e che, a sua volta, confluirà nella Legge di Stabilità per l’Esercizio 2013.

I rilievi critici che il Coordinamento muove alla SEN investono, tuttavia, anche i contenuti della strategia; ad esempio, le linee di azione individuate nel documento e ciò che “naturalmente” ne deriva: l’inadeguatezza degli strumenti previsti rispetto all’obiettivo dato di un incremento dei livelli di efficienza energetica; la penalizzazione delle fonti rinnovabili; il rilancio della produzione di energia elettrica e termica dalle fonti fossili che in Italia godono ogni anno di sussidi per oltre 9 milioni di euro – di cui ben 1,6 circa destinati alle “trivelle” – malgrado il Fondo Monetario Internazionale abbia ribadito come tali sussidi aggravino i bilanci pubblici, spiazzino la spesa pubblica prioritaria, inducano effetti distorsivi sui consumi, accelerino l'esaurimento delle risorse naturali, rallentino il tempo di rientro degli investimenti in progetti di efficientamento energetico e la diffusione delle fonti rinnovabili.

Pesa come un macigno sui precari equilibri ambientali e socio-economici di alcune aree della Penisola la pesante eredità lasciata dal Governo Monti con la legge di conversione del c.d. Decreto Sviluppo. Il riferimento è qui ai suoi articoli 35 e 38, dei quali il Coordinamento nazionale NO TRIV e tutte le associazioni ecologiste in esso presenti ne chiedono ripetutamente da tempo l’abrogazione. D’altra parte, non sono mancate, in tal senso, proposte di legge presentate da esponenti di diversi partiti politici, così come interrogazioni e risoluzioni.

Allo stesso modo, le Regioni e gli enti locali interessati più da vicino dal rilancio delle attività di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi hanno manifestato la loro netta contrarietà alle scelte effettuate con l’art. 35 del c.d. Decreto Sviluppo ovvero ad una deriva antistorica e di dubbia utilità dal punto di vista dell’alleggerimento della bolletta energetica delle famiglie, delle imprese e delle pubbliche amministrazioni.

Per queste ragioni, il Coordinamento nazionale NO TRIV si rivolge ai membri del rinnovato Parlamento affinché:

1)       venga esercitata un’efficace azione di moral suasion nei confronti dell’Esecutivo perché si arrivi in tempi brevi all’approvazione di un decreto-legge che modifichi l’art. 35 del c.d. Decreto Sviluppo per la parte relativa alla riattivazione dei procedimenti di autorizzazione che erano in itinere al tempo dell’entrata in vigore del c.d. Decreto Prestigiacomo (2010) e che disponga l’abrogazione dell’art. 16 del c.d. Decreto Liberalizzazioni, convertito nella legge n.° 27 del 24.3.2012, con cui si prevede che una parte delle entrate dello Stato sia destinata alla ricerca e allo sviluppo delle fonti energetiche fossili tentando di rendere socialmente accettabile la trasformazione in distretti minerari di vaste aree del Paese. Ciò in attesa di porre mano alla definizione di una disciplina organica delle attività di ricerca, prospezione ed estrazione degli idrocarburi sia liquidi sia gassosi, più rispettosa dei vincoli posti dall’ordinamento dell’Unione europea e di governo dell’energia in chiave transnazionale;

2)       si presenti e si approvino opportuni emendamenti affinché la SEN non confluisca nella Legge di Stabilità 2013 e venga riconsiderata in un’ottica di concreta e non di solo asserita sostenibilità.

A tal proposito, il Coordinamento nazionale NO TRIV ritiene non condivisibile, anche sotto il profilo economico e di un’auspicabile ritrovata competitività del Sistema Paese, l’opzione strategica effettuata con la SEN in favore del rilancio delle fonti fossili a scapito di quelle “pulite” e rinnovabili; l’individuazione di cinque poli di sviluppo minerario in Italia (che interessano in tutto o in parte i territori dell’Abruzzo, della Sicilia, dell’Emilia-Romagna, della Lombardia e della Basilicata); lo scarso coraggio dimostrato dal precedente Esecutivo nel non sostenere il raggiungimento di più ambiziosi traguardi di efficientamento energetico;

3)       non si raccolgano sollecitazioni ed appelli, chiaramente di parte, allo sfruttamento non sostenibile delle risorse di gas non convenzionale in Italia.

Ciò che, a nostro avviso, risulta inaccettabile è l’idea che si possa restituire potere d’acquisto alle famiglie e competitività alle imprese rilanciando la produzione di idrocarburi “made in Italy”, piuttosto che promuovendo l’efficientamento energetico e la diffusione dell’eco-innovazione, anche attraverso soluzioni premianti, all’interno del sistema delle imprese, delle pubbliche amministrazioni, del comparto edilizio e dei trasporti.

Questa visione anacronistica del futuro energetico del nostro Paese risulta rafforzata anche da un certo vento “negazionista” che sembra voler far passare in secondo piano l’importanza, anche sotto il profilo economico, delle azioni di contrasto al cambiamento climatico in atto nel Pianeta.

Nell’ottica dell’obiettivo della carbonizzazione che l’Italia ha concordato in sede europea, non si può non considerare che quasi il 75% dell’effetto serra è oggi dovuto all’impiego di combustibili fossili. Occorre portare, dunque, al centro di una SEN rinnovata, con un più lungo orizzonte temporale (fino al 2030) ed ampiamente partecipata secondo il modello francese, le politiche di sviluppo dell’efficienza energetica e delle produzioni da fonti rinnovabili.

Come dimostrato in un recente Paper elaborato dal Coordinamento FREE, adottando opportuni correttivi nel 2030 è possibile raggiungere l’obiettivo minimo di copertura del 30% dei consumi energetici con produzione da fonti rinnovabili, suscettibile di incremento fino al 50% del fabbisogno elettrico, al 50% del fabbisogno termico ed al 30% del fabbisogno relativo ai trasporti.

Sulla necessità di far leva sull’efficientamento energetico è molto netta anche la posizione di Confindustria che stima come ''il complesso delle misure di efficienza energetica nei vari settori industriali porterebbe a un risparmio potenziale tra il 2010 e il 2020 pari a circa 72 Mtep di energia, per raggiungere il quale si attiverebbe un impatto socio-economico di circa 130 miliardi di euro di investimenti, un aumento della produzione industriale di 238 miliardi di euro ed una crescita occupazionale di oltre 1,6 milioni di unità di lavoro”. Il che, a nostro avviso, andrebbe fatto nel breve termine e senza ulteriori indugi allo scopo di raggiungere risultati che vanno ben oltre le più rosee previsioni di ricaduta che per molti hanno costituito la ragione prima dell’approvazione del richiamato art. 16 del c.d. Decreto sulle liberalizzazioni.

“L’efficienza energetica è un'opportunità di crescita per il sistema Paese e le sue industrie”: non siamo noi a dirlo ma il Vicepresidente per lo Sviluppo Economico di Confindustria, Aurelio Regina. Il Coordinamento NO TRIV condivide, sottoscrive e “rilancia” queste dichiarazioni, senza intenti provocatori, ma per invitare ad una riflessione: 72 Mtep di energia rappresentano circa il 7% del nostro fabbisogno energetico, come gas e greggio messi assieme. Perché, dunque, l’Esecutivo in carica e la maggioranza che lo sostiene intendono dare continuità al disegno del precedente Governo in materia di rilancio delle attività di ricerca e di coltivazione di idrocarburi nel nostro Paese?

Per realizzare gli obiettivi dell’efficientamento e della crescita delle “rinnovabili” occorre dotare il sistema energetico nazionale di una governance più efficiente e al contempo più rispettosa delle competenze che la Costituzione attribuisce alle Regioni.

Da questo punto di vista, anche l’idea che il Titolo V della Costituzione debba essere riscritto, riportando in capo allo Stato la materia dell’energia, può dirsi condivisibile solo a condizione che la riforma costituzionale – ventilata ormai da più parti – consenta alle Regioni italiane di partecipare fattivamente alle scelte effettuate dallo Stato. Questa condizione sconta una necessaria trasformazione dell’attuale Senato della Repubblica in Camera delle Regioni ed anche una più chiara distribuzione delle competenze legislative e delle funzioni amministrative, cancellando definitivamente dalla Carta costituzionale la c.d. “competenza concorrente” (l’art. 117 Cost.), che, com’è noto, non ha mai dato buona prova di sé.

Tutto quanto sopra premesso, il Coordinamento Nazionale NO TRIV si rende disponibile ad apportare il proprio contributo di proposte, e senza pregiudiziali verso alcuna forza politica, al fine dichiarato di concorrere alla fattiva costruzione di un nuovo modello economico, più equo, competitivo e solidale, di cui il Paese ha impellente necessità per restituire a famiglie ed imprese un clima di certezza, fiducia e stabilità e, quindi, la prospettiva di una migliore qualità della vita.

Siamo certi dell’attenzione con cui vorrà considerare la presente lettera e cogliamo l’occasione per porgerLe i nostri più cordiali saluti. 

3 giugno 2013

IL COORDINAMENTO NAZIONALE NO TRIV

 

Marzo 2012: intervento del Sindaco di Grumento Nova ad Atena Lucana.

lunedì 21 maggio 2012

COMUNICATO STAMPA #14

Un importante convegno all'Università di Salerno. Martedì 22 maggio alle 9.30

“Petrolio e territorio: il futuro del Vallo di Diano sull'esperienza della Basilicata”
È il titolo dell'importante convegno aperto al pubblico cui il comitato “No al Petrolio” nel Vallo di Diano prenderà parte martedì 22 maggio prossimo presso la facoltà di Ingegneria dell'Università di Salerno.

A partire dalle 9.30 nell'aula delle lauree di Ingegneria, un nuovo momento di confronto è stato organizzato da questo comitato insieme alle associazioni studentesche Agorà, Alf, Futura, Panta Rei, PiKuadro Kollettivo Ingegneria, Run, Unifriends e Sui Generis.

Il punto di partenza sarà l'esperienza dell'estrazione petrolifera su terra ferma che avviene da oltre 3 lustri in Basilicata. Nella regione i cui pozzi petroliferi distano, in alcuni casi, poche centinaia di metri al di là del confine campano, l'estrazione petrolifera è un'esperienza matura che ha dispiegato tutti i suoi effetti – diretti e collaterali – su un territorio in tutto e per tutto simile al Vallo di Diano. Simili dunque sono le problematiche ambientali, antropiche, geomorfologiche e sismiche che porta con se l'operazione “Monte Cavallo”.

Di queste problematiche discuteranno tecnici e scienziati di indiscussa competenza. Moderati da Tiziana Medici, dopo i saluti del rettore Raimondo Pasquino, interverranno Davide Bubbico, docente di Sociologia Economica presso l'UniSa, Vincenzo La Penna, direttore del Cnr Basilicata, Michele Somma,
Segretario Regionale Comunità Lucana. Ed ancora: Maria Rita D'Orsogna, docente di Fisica presso la California State University of Northridge, Vincenzo Belgiorno, docente di Ingegneria presso l'UniSa, Franco Ortolani, docente di Geologia presso l'UniNa Federico II, Giuseppe Sorrentino, presidente di FederConsumatori Salerno, e Gianluca De Martino, presidente di Legambiente “L'Orizzonte” Salerno.




mercoledì 16 maggio 2012

Convegno "PETROLIO & TERRITORIO: il futuro del Vallo di Diano sull'esperienza della Basilicata"


 

Il Comitato No petrolio nel Vallo di Diano e le Associazioni Studentesche – Agorà, Alf, Futura, Panta Rei, PiKuadro Kollettivo Ingegneria, Run, Unifriends, Associazione Universitaria Sui GeneriS - dell’Università degli Studi di Salerno, sono lieti di invitare la S.V. al convegno “Petrolio e territorio: il futuro del Vallo di Diano sull’esperienza della Basilicata” che si terrà il giorno 22 Maggio 2012 dalle ore 9.30 alle ore 13.30, presso l’Aula delle Lauree di Ingegneria dell’Accademia Ippocratica.

Nel corso del convegno i relatori avranno modo di evidenziare, attraverso le vicende del Vallo di Diano, della Basilicata ed altri luoghi del territorio italiano, le contraddizioni locali riguardo all'istanza di permesso di ricerca petrolifera in terraferma nell’area "Monte Cavallo".

La procedura di estrazione contrasta la conformazione idrogeologica del territorio, ad elevato rischio sismico, e si interpone ad un potenziale sviluppo ecosostenibile, condotto attraverso la gestione locale delle risorse agroalimentari, di cui il territorio è ricco. Si farà particolare riferimento alla situazione che, ormai da più di 15 anni, grava sul territorio della Val d'Agri e della Basilicata tutta.

L'obiettivo che il convegno porta con sé mira a fornire agli uditori una adeguata conoscenza scientifica dei rischi ambientali e sociali che l'estrazione petrolifera inevitabilmente induce e propone una riflessione sensibile e critica circa le contraddizioni di fondo che sussistono nel Bel Paese.

>>> PROGRAMMA <<<

Intervengono

DAVIDE BUBBICO
Docente di Sociologia Economica presso Università degli Studi di Salerno

VINCENZO LAPENNA
Direttore d'Istituto presso CNR-IMAA Basilicata

MICHELE SOMMA
Segretario Regionale Comunità Lucana

MARIA RITA D’ORSOGNA
Docente di Fisica presso California State University at Northridge

VINCENZO BELGIORNO
Docente di Ingegneria Ambientale presso Università degli Studi di Salerno

FRANCO ORTOLANI
Docente di Geologia presso Università Federico II di Napoli

GIUSEPPE SORRENTINO
Presidente FederConsumatori Salerno

GIANLUCA DE MARTINO
Presidente Legambiente “Orizzonti” Salerno

Modera

TIZIANA MEDICI
Dottoressa in Storia e Filosofia


Vi aspettiamo numerosi! :)
 
Vedi l'evento su Facebook, clicca qui! 

 

sabato 14 aprile 2012

COMUNICATO STAMPA #12

Il comitato consegna oltre 10mila firme contro il petrolio in Regione Campania!!!


10.386 firme contro il petrolio sono state consegnate ieri mattina (giovedì 12 aprile) in Regione Campania dal comitato “No petrolio nel Vallo di Diano”. Un altro migliaio sono giunte “fuori tempo massimo” nella stessa giornata di ieri.

È questo il prodigioso risultato conseguito dagli attivisti che si oppongono al piano di trivellazioni di Shell Italia per la ricerca di petrolio nel posto probabilmente più sbagliato al mondo. Una richiesta di ricerca che il colosso dell'estrazione di idrocarburi ha avuto il coraggio di formulare su 212 chilometri quadrati! Al loro interno, per la quasi totalità, aree ricadenti nel Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni. Zone ad alto valore ambientale protette dall'Unione Europea coi marchi Zps (Zona a protezione speciale) e Sic (Sito di interesse comunitario). Ed ancora: montagne e valli contrassegnate dal massimo rischio sismico e ricche di risorse idriche rese possibili dal fenomeno del carsismo che ha generato le grotte dell'Angelo a Pertosa e quelle di Morigerati!

A questo scempio i Valdianesi hanno detto NO. Oltre 11mila persone si sono spontaneamente ribellate e c'hanno messo la faccia e la firma. Non semplici ed inflazionate petizioni online. No. 11Mila firme corredate da documento di identità poste nero su bianco e da ieri al vaglio dell'ente Regione di palazzo Santa Lucia a Napoli.

Questo straordinario ed inedito risultato è stato reso possibile da diversi fattori, tutti convergenti. La politica, che ha voluto tenere la barra dritta sull'orientamento dato al territorio, incompatibile con la devastante industria petrolifera. L'attivismo di questo comitato che, al contrario del fantomatico comitato per il sì, non ha smesso di argomentare, studiare, spiegare, divulgare. Ma soprattutto la consapevolezza della gente del Vallo di Diano che non ha creduto al bluff del petrolio anche “grazie” all'angosciante esempio di impoverimento di un territorio esistente dalla vicina Val D'Agri.

Un grazie va a tutte queste persone. E consentiteci di fare una menzione particolare ai tanti universitari sparsi per l'Italia che hanno portato migliaia di firme di Valdianesi raccolte nelle sedi universitarie di Roma, Salerno, Napoli ed altre città dello Stivale. Sono loro la principale delle risorse su cui un territorio ricco di possibilità deve puntare per uno sviluppo ecosostenibile e duraturo nel tempo.

venerdì 6 aprile 2012

COMUNICATO STAMPA #11

Coordinamento istituzionale e sollecitazione ai comuni lucani contro le trivellazioni


Negli ultimi due giorni il comitato per il “NO al petrolio nel Vallo di Diano” ha continuato la sua azione sui due territori interessati dall'istanza “Monte Cavallo”. Dapprima a Padula, presso la sede della Comunità montana Vallo di Diano, per un incontro tra le diverse forze che si oppongono alle velleità estrattive della Shell. Poi a Tramutola, tra i quattro comuni del versante lucano il meno chiaro nel prendere posizione.

A Padula martedì mattina insieme alla Comunità montana Vallo di Diano, al comitato “Zero trivellazioni Monte Cavallo”, all'associazione di consorzi di imprese valdianesi Italicus, ed al dirigente Cea abbiamo dato vita all'incontro “Dalla protesta alle proposte”.

L'idea è quella di dare un'impronta di sviluppo ecocompatibile ed innovativo al nostro territorio che, con tutte le sue forze politiche, economiche e sociali vuole dire no ad un modello di sviluppo vecchio, inquinante ed incompatibile con gli equilibri anche economici raggiunti.

Per perseguire questo ambizioso ma realistico fine è nato un gruppo di lavoro, aperto ai cittadini, per lo studio e l'implementazione di alternative di sviluppo che saranno confrontate per la scelta di quali più idonee all'attuazione sul territorio. Inoltre è previsto un incontro con europarlamentari per discutere sulla Politica Agricola Comune (Pac) e le opportunità che ne derivano. Infine un passaggio obbligato sul monitoraggio ambientale proposto dalla Cm Valdiano: sollecitiamo le risposte dei sindaci alle sollecitazioni dell'ente montano entro il 6 aprile.

Ieri (mercoledì) sera siamo poi stati a Tramutola. Il nostro sentimento è di forte delusione difronte all'atteggiamento del sindaco che si è rifiutato di deliberare contro l'istanza Shell. Al contrario di quanto fatto da tutti i suoi colleghi lucani e valdianesi accomunati dall'operazione “Monte Cavallo”. A nostro avviso l'atteggiamento pilatesco del sindaco di Tramutola è doppiamente pericoloso. Da un lato lascia aperta la questione silenzio-assenso. Dall'altro incrina il fronte compatto dei sindaci e dei rispettivi territori.

A Tramutola il sindaco ha detto che dato che il comune ricade in zona parco non sarà possibile trivellare... ma noi vogliamo ricordare che già in passato sono stati modificati i confini del parco per consentire le trivellazioni e che a soli 100 metri da Tramutola ci sono i pozzi in funzione. Chiediamo di chiudere la porta senza lasciare spazi all'interpretazione! Partendo da un no secco e inequivocabile anche solo al già pericoloso ed inquinante sondaggio esplorativo!

giovedì 29 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA #10

“Non solo non abbocchiamo all'amo del petrolio come strumento di sviluppo in fase di crisi ma diciamo fermamente no alle estrazioni”! Ci piace iniziare così questo comunicato con cui proponiamo la chiara opposizione di gran parte degli imprenditori del Vallo di Diano alle trivellazioni. Riuniti nel consorzio Italicus, hanno inviato un fascicolo di 4 pagine alla Comunità montana Vallo di Diano, ai 15 Comuni che la compongono ed al nostro comitato, per spiegare compiutamente le ragioni di un non argomentato e fermo.

Vale la pena ricordare che nel consorzio Italicus sono riuniti altri 5 consorzi di imprese. Il Consid (Consorzio imprese Diano), il Consis (dell'area industriale di Sala Consilina), il Consorzio sviluppo Pmi (Polla, Caggiano e Certosa San Lorenzo Padula). Ed ancora, il fascicolo è firmato dalle Banche di credito cooperativo di Sassano e Monte Pruno di Roscigno e Laurino, da associazioni culturali e dalla Fondazione MidA di Pertosa.

“Ci siamo fidati della vocazione turistica ed ambientale impostata negli ultimi 20 anni con l'istituzione del Parco nazionale e di numerose aree protette” scrivono ancora i numerosi soggetti che rappresentano l'orientamento di massima dell'imprenditoria valdianese “investendo in agroalimentare, tipicità locali, turismo e agricoltura. Ed ancora nei servizi e nello sviluppo sostenibile. Allora la nostra scelta è chiara: NO AL PETROLIO!!!”.

Sul fronte del sì resta dunque, isolata, la sola Aiv, Associazione imprenditori Vallo di Diano, che pure al suo interno ha registrato la grave spaccatura con le numerose e valide imprese del settore lattiero-caseario. Una posizione minoritaria e per niente rappresentativa dell'imprenditoria locale oltre che della volontà dei territori già testimoniata dallo schiacciante 15 a 0 sancito dai no istituzionalmente espressi in tutti e 15 i Consigli comunali del Vallo di Diano.

Noi del comitato non possiamo che dire GRAZIE a questa vera imprenditoria, lungimirante e assennata, responsabile e produttiva. Come non possiamo che RINGRAZIARE i consiglieri regionali campani che ieri, ALL'UNANIMITÀ, hanno chiesto di rigettare l'istanza di Shell per la ricerca di idrocarburi nel Vallo di Diano.

I successi ed i consensi di questi giorni non ci fanno abbassare la guardia. Sappiamo che a giorni potrebbe avvenire la chiusura definitiva delle velleità del colosso dell'estrazione petrolifera nel Diano. Restiamo però in guardia su quanto avviene nel fronte lucano dove la gente finalmente è stanca dello sfruttamento selvaggio e mortale delle proprie terre. Il petrolio rimarrà una minaccia anche negli anni a venire, a prescindere dalla Shell, per i nostri territori, e questo comitato non cesserà di lottare e proporre vie alternative per l'ambiente e gli uomini che vi vivono.